mercoledì 26 dicembre 2012

ALCHIMIA


Con il termine alchimia si intende un antico sistema filosofico esoterico che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline, come la chimica, la fisica, l'astrologia, la metallurgia e la medicina. Il pensiero alchemico è considerato  il precursore della chimica moderna, prima della nascita del metodo scientifico. La parola alchimia deriva, dall'arabo al-kimia o dall’egizio al-chem, da cui il significato etimologico di "scienza della terra nera", ovvero della materia primordiale.
Tre sono i grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti:

1. la creazione della vita e l'onniscienza, la conoscenza totale assoluta del passato, del futuro, del bene e del male.

2. creare la panacea universale, cioè  la cura di tutte le malattie con la conseguente immortalità. Panacea (in greco Πανάκεια) è una figura mitologica greca che personifica la guarigione universale.

3. la trasmutazione dei metalli in oro. La trasmutazione è l'istante in cui l'energia dell'alchimista entra in comunicazione con la materia e permette di modificarla a proprio piacimento.


Fino al 1100 l’alchimia fu in mano araba e molti termini hanno questa origine, come alambicco,  alcalino, alcool, nafta, zirconio, ecc.
Il più rinomato degli alchimisti arabi fu GEBER, nome latinizzato; nei suoi libri troviamo la descrizione del cloruro d’ammonio, della distillazione dell’aceto per ottenere l’acido acetico concentrato, la preparazione dell’acido nitrico. Sua anche la scoperta dell'acqua regia, che scioglie oro e platino. Geber considerava il mercurio il metallo per eccellenza; il mercurio e lo zolfo, con il suo colore giallo e la combustibilità, diventavano gli elementi fondamentali per produrre l’oro.
L'obiettivo degli alchimisti era la ricerca della "pietra filosofale", misteriosa sostanza in grado di trasformare in oro i metalli vili. Tale trasformazione sarebbe stata possibile attraverso le cosiddette "nozze chimiche" in cui i tre "principi ipostatici" dello zolfo, del mercurio e del sale si sarebbero uniti per generare l'oro, simbolo ideale di tutto il regno minerale. Lo scopo non era tuttavia economico. La rigenerazione dei metalli verso lo stato di perfezione rappresentato dall'oro rispecchiava, per analogia, la redenzione dell'uomo verso lo stato di grazia, perduto a causa del peccato originale. L'obiettivo principale dell'alchimia non era pertanto la trasmutazione dei metalli, bensì la trasformazione dell'alchimista stesso verso un'umanità nobile e aurea, il tutto accompagnato da una ricerca spirituale di perfezione interiore.

L'attività dell'alchimista  aveva a che fare con l'idea di tempo, che era a sua volta legata a quella di perfezionamento. Egli riteneva che tutte le cose, compresi i metalli e i minerali, nascessero, crescessero e maturassero nelle viscere della terra impiegando tempi diversi e assai lunghi. Intendeva quindi collaborare con la natura, agire sulla materia in modo da modificare, accelerare i tempi impiegati dalla natura stessa. La realtà presentava  una molteplicità apparente di cose diverse ma era essenzialmente una, era un'unità ("il tutto è uno"); l'alchimista con il suo sapere era in grado di accelerare il processo di perfezionamento del creato.
Si può dunque pensare all'alchimia come ad un'arte capace di sottrarre parti del mondo materiale alla tirannia del tempo, realizzando sia  la perfezione dei metalli ‒ che è l'oro ‒sia  quella dell'uomo ‒ che è la sua longevità e al limite  anche la sua  l'immortalità o redenzione completa.

Numerosi furono i punti di contatto tra alchimia e astrologia. Fino al XVII secolo, gli alchimisti conoscevano soltanto sette metalli (oro, argento, mercurio, rame, ferro, stagno e piombo). A ciascuno di essi veniva associato uno dei sette corpi celesti fino ad allora conosciuti (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno). Secondo le concezioni alchemiche, infatti, la generazione dei metalli sarebbe avvenuta nel "grembo della terra", sotto l'influsso dei vari corpi celesti. In tal modo, ad esempio, l'oro corrispondeva al Sole, l'argento alla Luna, il mercurio all'omonimo pianeta, ecc. Addirittura i metalli e i corpi celesti venivano rappresentati con gli stessi simboli, che sopravvissero fino alla rivoluzione chimica di fine settecento.
Nel Medioevo, attraverso l'opera degli alchimisti, si mette a fuoco per la prima volta in modo chiaro il desiderio dell'uomo di oltrepassare i limiti imposti alla natura umana; l'alchimia, in questo senso, anticipa e prepara l'avvento della moderna civiltà.
Nel Rinascimento l'alchimia, si diffuse in tutta l'Europa. Con le sue effettive scoperte essa preparò l'avvento della chimica moderna.
L'idea delle enormi ricchezze che la pietra avrebbe potuto dare colpiva a tal punto l'immaginazione che gli alchimisti ricevettero, al pari degli artisti, denaro e ospitalità presso governi desiderosi di incrementare la loro potenza.
Molte persone di talento credettero fedelmente nella reale possibilità di ottenere l'oro: la regina Cristina di Svezia, ad esempio, ma anche personalità di grande prestigio come il filosofo Bacone o il grande matematico e filosofo Leibniz ebbero, su questo argomento, convinzioni fermissime. Alcuni si arricchirono alle spalle di principi bramosi quanto ingenui.  L'alchimista Bragadino compì una delle più grandi truffe della storia ai danni della Repubblica di Venezia. Per ottenere credito invitava centinaia di persone ai suoi esperimenti. Dopo che i notabili avevano preparato il crogiuolo e vi avevano versato le sostanze indicate (carbone, mercurio, ferro ecc.), Bragadino versava un po' di polverina nel miscuglio, rimescolando il tutto con una bacchetta.
Puntualmente, dopo ogni esperimento il fondo del recipiente era ricoperto di uno strato di purissimo oro.
Quando il truffatore ebbe accumulato una ingente somma di denaro, fuggì da Venezia e di lui non si seppe più nulla. Molto più tardi fu scoperto l'inganno: la verga di ferro di cui si serviva per rimescolare, era piena di una sottile polvere d'oro trattenuta da un tappo che, a contatto col calore, si scioglieva facendo discendere la limatura sul fondo.
La Chiesa non condannò mai il principio della trasformazione dei metalli come criminoso, ma punì la produzione di monete false e di oro alchimistico, che reputava di qualità inferiore a quello naturale." Dal momento che è impossibile realizzare la trasmutazione dei metalli in oro (così si espresse ufficialmente la Chiesa) coloro che affermano di trasmutare e non ottengono alcun risultato sono truffatori, o se vi riescono (ipotesi assurda) allora hanno trasmutato per mezzo di opere di magia".
Paracelso
l nome più importante di questo periodo è, senza dubbio, Paracelso, (Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), il quale diede una nuova forma all'alchimia, spazzando via un certo occultismo che si era accumulato negli anni e promuovendo l'utilizzo di osservazioni empiriche ed esperimenti per comprendere il corpo umano. Egli  considera  il  corpo  umano  come  un  sistema  chimico, in  cui  svolgono  un  ruolo  centrale  i  due  principi  tradizionali  degli  alchimisti, il  mercurio  e  lo  zolfo, cui  aggiunge  anche il  sale. Su  queste  basi, rifiuta  la  dottrina  secondo  la  quale  la  salute  o  la  malattia  dipendono  dall'equilibrio  o  dal  disordine  dei  quattro  umori  fondamentali, e  sostiene  invece  che  la  reale  causa  delle  malattie  sia  da  ricercare  nello  squilibrio  dei  tre  principi  chimici  sopra  enunciati: il  mercurio, che  è  comune  a  tutti  i  metalli, lo  zolfo, che  costituisce  il  principio  della  combustibilità, e  il  sale, che  egli  ritiene  principio  di  immutabilità  e  di  resistenza  al  fuoco. Date  queste  premesse, secondo  Paracelso  la  salute  può  essere  ristabilita  attraverso  medicinali  di  natura  minerale, e  non  più  di  natura  organica. Inoltre, egli  sostiene  che  le  malattie  sono  processi  specifici  per  i  quali  occorrono  rimedi  altrettanto  specifici.
Evidentemente, la  medicina  di  Paracelso  è ancora mescolata  ad  elementi  filosofici, teologici, alchimistici  e  astrologici. Tuttavia, egli  ha  offerto  un  contributo  fondamentale  alla  medicina, perché  il  corpo  umano viene ora   inteso  come  sistema  chimico.
Nel Seicento l'alchimia vera e propria continuò però un suo cammino autonomo, e non mancarono alchimisti di primo piano. Il chimico irlandese Robert Boyle e il grande fisico Isaac Newton dedicarono molta attenzione agli scritti e alla pratica alchemica. L'interesse instancabile di Newton, che è il padre della fisica moderna, verso l'alchimia conferma l'importanza storica e culturale di questa arte millenaria.
Nel secolo 18° l'alchimia cessò di essere una scienza e divenne un residuo del passato, una curiosità per gli storici, perché il panorama cominciava a essere ormai occupato da una scienza nuova: la chimica.
l declino dell'alchimia in Occidente fu causato anche  dalla nascita della scienza moderna con i suoi richiami a rigorose sperimentazioni scientifiche ed al concetto di materialismo.
alambicco alchemico
Nel XVII secolo Robert Boyle (1627-1691) diede l'avvio al metodo scientifico nelle investigazioni chimiche, alla base di un nuovo approccio alla comprensione della trasformazione della materia, che di fatto rivelò la futilità delle ricerche alchemiche della pietra filosofale.
Anche gli enormi passi avanti compiuti dalla medicina nel periodo seguente a Paracelso, supportati dagli sviluppi paralleli della chimica organica, diedero un duro colpo alle speranze dell'alchimia di reperire elisir miracolosi, mostrando l'inefficacia se non la tossicità dei suoi rimedi.

Ridotta ad astruso sistema filosofico, distante dalle pressanti faccende del mondo moderno, l'alchimia  subì il destino  comune ad altre discipline esoteriche quali l'astrologia e la cabala; esclusa dagli studi universitari, l'alchimia venne messa al bando dagli scienziati quale simbolo della superstizione
A livello popolare, tuttavia, l'alchimista era ancora considerato come il depositario di grandi saperi arcani. Facendo leva sulla credulità popolare, molti imbroglioni si attribuirono titoli di guaritore e per dimostrare effettive capacità produssero manuali manoscritti che imitavano, nel gergo e nelle illustrazioni, i trattati di famosi autori alchemici (in tal modo, nacquero anche i cosiddetti "erbari dei falsi alchimisti" ).
Dopo aver goduto per millenni di un grande prestigio intellettuale e materiale, l'alchimia scomparve in tal modo dalla gran parte del pensiero occidentale, per tornare, però, ad essere approfondita nelle opere di pensatori come lo psicanalista Carl Gustav Jung.



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