Un riassunto facile per velocizzare un po' lo studio di un argomento in effetti molto vasto e interessante
domenica 27 settembre 2015
martedì 1 settembre 2015
CARTA DI MILANO
Che cos'è la Carta di Milano?
Essa è l'elenco di diritti e di impegni per un mondo più sostenibile, sarà ciò che resta di Expo e sarà consegnata alle Nazioni Unite.
Questo documento è stato scritto con la partecipazione di più di 5mila persone, durante gli appuntamenti di “Expo delle Idee”, cioè incontri tra esperti e cittadini in cui i partecipanti si sono divisi in vari “tavoli” tematici per approfondire tutti i temi di Expo, in particolare quello sullo sviluppo equo, sulla sostenibilità nel futuro, sulla cultura del cibo, sull’agricoltura per un futuro sostenibile e sulla città del futuro. Hanno poi contribuito anche personaggi come papa Francesco, l’ex presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, la politica birmana premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, il celebre oncologo Umberto Veronesi e molti altri.
La Carta verrà poi consegnata a fine Expo, il 31 ottobre 2015, al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon e sarà il contributo italiano alle riflessioni che si terranno a novembre di quest’anno presso le stesse Nazioni Unite sui Millennium Goals. I Millennium Goals sono gli obiettivi di sviluppo che i 191 stati membri si sono impegnati a raggiungere entro il 2015, che comprendono l’eliminazione della povertà e del problema della fame nel mondo, la diffusione mondiale dell’istruzione a livello primario, la parità dei sessi e la riduzione della mortalità infantile.
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IL PROBLEMA DEI RIFIUTI
COSTI INDIRETTI DELLO SPECO: Acqua e anidride carbonica
Connessi agli sprechi alimentari ci sono sprechi “diretti” della filiera (industria alimentare e grande distribuzione organizzata) e sprechi “indiretti” (fertilizzanti, fitosanitari, energia, acqua).
Lo spreco alimentare ha conseguenze non solo etiche, economiche, sociali ma anche sanitarie e ambientali, dal momento che le enormi quantità di cibo non consumato contribuiscono fortemente al riscaldamento globale e alle carenze idriche.
Per ogni kg di cibo si emettono in media 4,5 kg di CO2: ne consegue che le 89 milioni di tonnellate di cibo sprecate in Europa producono 170 milioni di tonnellate di CO2eq l’anno.
Oltre alla CO2, enormi quantità d’acqua sono necessarie a produrre il cibo che mangiamo ogni giorno. In particolare, la produzione di carne necessita di una quantità di acqua maggiore rispetto ad altre produzioni vegetali. Per ottenere un chilo di mele sono necessari 820 litri, per un kg di mais 1.220 litri di acqua, per un chilo di riso 2.500 litri, per un chilo di pollo 4.300 litri, per un chilo di maiale 5.990 litri e per un chilo manzo ben 15.500 litri di acqua.
Nel caso della carne, oltre al consumo diretto d’acqua per esempio per dissetare gli animali, bisogna considerare quanta acqua è servita per far crescere soia, foraggio e cereali che costituiscono il mangime degli animali, quanta acqua è utilizzata per lo smaltimento dell’enorme quantità di deiezioni prodotte, ed infine quanta ne viene sprecata perché inquinata dai fertilizzanti e pesticidi impiegati.
Per risparmiare davvero la limitata ma indispensabile risorsa acqua, è fondamentale diminuire i consumi di alimenti animali, privilegiando il consumo diretto di vegetali (cereali, legumi, verdura, frutta): come singola azione da compiere è la più potente in assoluto.
Inoltre, mentre nei Paesi in via di sviluppo i maggiori sprechi si concentrano nelle fasi di raccolta di cibo, stoccaggio, trattamento, trasporto a causa della carenza di infrastrutture, dei bassi livelli di tecnologia e di investimento nei sistemi di produzione alimentare, nei Paesi sviluppati lo spreco alimentare si verifica soprattutto a livello di vendita al dettaglio e di consumo.
La Fao ha prodotto un toolkit in cui fornisce indicazioni, strategie e buone pratiche di riduzione dei rifiuti di cibo secondo lo schema della piramide invertita che vede la riduzione come strategia preferita secondo questa gerarchia: riduzione; riuso; riciclo e recupero; discarica.
La Fao si rivolge anche alle aziende, invitandole a mettere in campo azioni di sensibilizzazione sullo spreco alimentare. Inoltre viene tenuto in grande considerazione l’imballaggio: vengono quindi invitati i professionisti del packaging a lavorare per ridurre i rifiuti alimentari progettando confezioni che durino più a lungo e si possano quindi riutilizzare, e con un consumo ridotto di materiali di imballaggio.
Ma l’imballaggio può anche essere studiato in modo tale da ridurre la deperibilità dei prodotti, come ad esempio le cassette per frutta e verdura il cui fondo è rivestito di un materiale naturale ondulato
che assorbe l’etilene che provoca la maturazione della frutta e la conseguente creazione di muffe.
Un altro esempio è la Cooler Box, una cassa per il trasporto di bevande che è al tempo stesso un contenitore termico per il raffreddamento; il design innovativo e l’applicazione speciale di una resina permettono la ritenzione idrica durante lo sbrinamento, senza perdite di temperatura per un massimo di 8 ore. La carta è prodotta con materie prime da cellulosa e da macero.
Sul tema della riduzione degli sprechi di cibo lavora anche la European Packaging Design Association – Epda, che è anche partner di Save Food, un’iniziativa nata dalla cooperazione di Fao e Unep con la Messe Düsseldorf GmbH per combattere le perdite mondiali di beni alimentari e ad aumentare la consapevolezza dei consumatori. Save Food intende collegare fra loro i protagonisti dell’economia, politica e ricerca, stimolare il dialogo e aiutare ad elaborare soluzioni lungo la catena del valore alimentare.
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