domenica 13 marzo 2016

CACCIA ALLA CIMICE ASIATICA!

CIMICE ASIATICA (Halyomorpha halys)

Tutto è cominciato il 13 settembre 2012, quando uno studente – raccogliendo insetti – si è imbattuto in una cimice sconosciuta  per il territorio italiano e l'ha portata alla Prof.ssa Maistrello, che – dopo aver consultato il Dott. Paride Dioli, esperto di quel tipo di insetti - ha allertato il Servizio Fitosanitario Regionale, considerata l’elevata pericolosità per le colture  causate da questa specie. Quest'ultimo, a sua volta, ha avvisato le preposte autorità europee. Ed è così cominciato un lavoro di mappatura della diffusione dell'insetto e si sono avviate le indagini sulla biologia e sul monitoraggio e i danni in campo, in collaborazione con i Consorzi Fitosanitari delle province di Modena e Reggio Emilia. Alla fine del 2014 si vedevano già i primi danni alle coltivazioni, in particolare nei frutteti. Complice anche il clima particolarmente favorevole a questi insetti, durante l'estate 2015 si è assistito ad una vera e propria esplosione della popolazione, con pesanti perdite di raccolto che hanno suscitato forte preoccupazione nel mondo agricolo.
A parte tramite il colore marmorizzato tipico degli adulti, come  tutte le cimici, è dotata di un rostro, tramite il quale punge e “succhia”i tessuti vegetali, causando deformità ed altri danni che rendono incommerciabili la frutta e la verdura. Proprio per mezzo di quella sorta di stiletto, esercita la sua funzione di “super polifago”, in quanto arriva a cibarsi anche di 300 specie diverse di piante. Perché lo fa? Perché una tale varietà di cibo gli è necessaria per crescere e riprodursi.
Il pericolo per i frutteti, i vigneti, gli ortaggi, i cereali (e già questo elenco è sufficiente....) è rappresentato dal fatto che la cimice asiatica è giunta in Italia, appunto, dall'Asia. E in Italia non ha concorrenti, né predatori, né parassiti, né malattie che possano frenarla, limitandone lo sviluppo. E pare che il clima del nostro Paese sia piuttosto adatto alla cimice, che – ad esempio – non gradisce molto il freddo della Svizzera.
Per il lavoro di mappatura dell'insetto c'è stato un importante contributo: tutte le segnalazioni inviate dai citizen science, ovvero da volontari che hanno fornito informazioni secondo uno schema predisposto dai ricercatori. Questo fatto è particolarmente interessante, non solo per l'aiuto fornito e quindi per il vantaggio dato alla collettività (senza chiedere un compenso), ma soprattutto perché si tratta di un caso di cittadini che partecipano, entro certi limiti, alla ricerca scientifica. E questa è un'altra cosa molto bella.

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