domenica 20 luglio 2014

21 LUGLIO 1969, L'UOMO SULLA LUNA

Quarantacinque anni fa, il 20 luglio 1969, alle ore 22.56 EDT (le ore 5.56 ora italiana del 21 luglio) l'astronauta americano Neil Armstrong posava il primo piede umano sul suolo lunare. Quella missione era iniziata il 16 luglio alle 9.32 ora locale, quando il gigantesco razzo vettore Saturno 5, alto oltre 111 metri, si era alzato dalla rampa 39/B del Centro spaziale Kennedy in Florida. A bordo vi erano tre astronauti: il Comandante della missione Neil A. Armstrong, il Pilota del modulo di comando Michael Collins ed il Pilota del modulo lunare Edwin E. Aldrin Jr.
Dopo un viaggio tranquillo, durato quattro giorni, i tre uomini arrivarono in orbita lunare. Armstrong e Aldrin salirono sul LEM (Lunar Excursion Module - Modulo Lunare) e si sganciarono dal modulo di servizio Columbia dove rimaneva a bordo Collins. Alle 22.17 minuti ora italiana del 20 luglio il LEM battezzato Eagle (Aquila) toccava dolcemente il suolo lunare in una zona chiamata Mare della Tranquillita'. La manovra era stata effettuata in modo manuale perché in automatico si rischiava di andare a finire dentro un cratere. Alla fine della manovra il combustibile del motore era quasi terminato e il modulo era disceso a circa sei chilometri dal punto previsto. Dopo alcune ore ed aver controllato che tutto fosse in ordine dal Centro Controllo di Houston, nel Texas, veniva dato l'ok per l'uscita. Toccava quindi ad Armstrong scendere per primo e quando giunse alla fine della scaletta e finalmente fece l'ultimo salto che lo divideva dal suolo selenico pronuncio' la storica frase: "Questo e' un piccolo passo per un uomo ma e' un grande balzo per l'Umanita'".
Dopo poco anche Aldrin seguì Armstrong sul suolo lunare ed entrambi iniziarono a sistemare alcune apparecchiature scientifiche. Venne piantata anche la bandiera degli Stati Uniti e raccolti campioni del suolo lunare. L'attivita' 2 ore e 40 minuti. Al loro rientro nel modulo li attendeva un periodo di riposo; poi doveva iniziare il distacco dalla superficie selenica. Anche questa rischiosa operazione mai tentata prima ebbe successo e dopo poche ore i tre uomini si riunivano nel modulo di comando Columbia che, dopo aver sganciato l'ormai inutile LEM, riaccendeva i motori per rientrare felicemente sulla Terra come eroi. A questa storica missione lunare ne seguirono altre che ebbero piu' o meno fortuna ma che riuscirono a far si che ben 12 uomini passeggiassero sulla superficie lunare. 

LEM
Terra vista dalla luna


Qui potete vedere un video sulla missione Apollo 11dal titolo "One we intend to win".

Altre belle  immagini che riassumono tutta l'impresa spaziale:  http://earthsky.org/space/this-date-in-science-first-human-footsteps-on-the-moon#.U8uxYC7cmoQ.twitter

sabato 19 luglio 2014

IN RICORDO DI PAOLO BORSELLINO




Erano le 16 e 58 del 19 luglio di 22 anni fa quando un'autobomba nel centro di Palermo uccise il magistrato e 5 agenti della sua scorta. Una strage ancora oggi senza colpevoli

"Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo"




Ad oltre 20 anni di distanza dal giorno in cui Cosa Nostra uccise il giudice Paolo Borsellino, ad appena poche settimane di distanza dall’omicidio dell’amico e collega Giovanni Falcone, la strage di Via d’Amelio è ancora avvolta dal mistero. Depistaggi, pentiti taroccati, investigatori infedeli, servizi segreti hanno infatti inquinato la scena del delitto e, negli anni, i vari processi che si sono susseguiti. Teniamo viva la speranza di arrivare a far luce su una delle pagine più buie della storia recente del nostro Paese, non dimentichiamo!

lunedì 14 luglio 2014

MALALA DAY, 14 LUGLIO #STRONGHERTHAN


La giovane attivista  pachistana Malala, 17 anni,   è arrivata in Nigeria per ricordare all'opinione pubblica internazionale la tragedia delle sue coetanee rapite in aprile da Bobo Haram e dai terroristi islamici: "Come me quelle ragazze non volevano altro che studiare e andare a scuola. Questa tragedia è stata all'attenzione del mondo per qualche giorno poi non se ne è più parlato, i leader del mondo devono impegnarsi per far tornare quelle ragazze a casa" ha detto Malala incontrando alcune delle studentesse che sono riuscite a sfuggire ai militanti islamici. Il 14 luglio, nel cosiddetto "Malala Day", il giorno che le Nazioni Unite hanno dedicato alla ragazza che è sopravvissuta a un attentato dei talebani per la sua campagna a favore dell'istruzione femminile, Malala lancia un fondo da 145mila sterline per borse di studio rivolte ai giovani. Malala ha ricordato anche che un anno fa era al Palazzo di Vetro per il primo Malala Day e che in quell'occasione ha lanciato una campagna mondiale per il diritto all'istruzione. 

                   
                   

domenica 13 luglio 2014

QUALCHE ELEMENTO SULLA GENETICA DELLA BISTON BETULARIA


Ancora sulle falene inglesi (non solo inglesi) che si mimetizzano sui tronchi, delle quali abbiamo già parlato qui

Biston betularia medionigra

Una volta capito che esistono due varietà della stessa specie Biston betularia, e che queste due varietà realizzano due diversi adattamenti mimetici in due ambienti diversi, .....ecco che la cose si complicano!
La trasmissione del carattere colore (chiaro o scuro) dovrebbe seguire in qualche modo almeno le prime due leggi di Mendel, con un carattere dominante e uno recessivo.
Se il dominante fosse il carattere scuro, sarebbe così:




In grigio i fenotipi scuri, in bianco quelli chiari.
In condizioni di non inquinamento le ultime due tabelle sono quelle che si realizzano più facilmente In quanto gli individui Sc vengono facilmente eliminati di continuo e quelli SS sono ancora più rari per le stesse ragioni.
Potrebbe anche essere che il carattere dominante sia il chiaro, allora sarebbe:
Anche se fosse così, in condizioni di non inquinamento le ultime tre tabelle sarebbero quelle più frequenti.
In realtà esiste anche una forma, molto rara e intermedia fra le due, quindi grigiastra, chiamata Biston Betularia medionigra in Europa continentale, ma che (per complicare le cose) viene indicata con altri nomi in Gran Bretagna e in Nordamerica). 
Si potrebbe allora ipotizzare una dominanza parziale, cioè uno di quei casi in cui non esiste il carattere dominante nel senso descritto da Mendel e in cui gli individui eterozigoti hanno un fenotipo intermedio tra i due possibili.
Ma con ogni probabilità non è così: gli individui Sc o Cs qui indicati, sarebbero frequenti, mentre Biston Betularia medionigra è di gran lunga la più rara.
Allo stato attuale non abbiamo trovato uno studio ultimativo sulla genetica della betularia.... in parole povere non esiste o comunque non è nella nostra disponibilità una mappatura genica della nostra falena, neppure per quanto riguarda il carattere della colorazione.
L'ipotesi più accreditata e più convincente è che il carattere dominante sia quello scuro (quindi in sintonia con il primo gruppo di quadrati di Punnett) e che il colore del fenotipo sia determinato da almeno due diversi loci portati sullo stesso cromosoma e quindi quasi sempre associati. Solo in caso di crossing-over si originerebbero le forme intermedie. Chi avesse notizie più precise......

Notare le antenne molto sviluppate e a pettine per percepire sostanze anche a bassissima concentrazione (da Wiki)


Altra complicazione: è quasi esclusivamente il maschio quello che vola in cerca di una femmina, attratto dai feromoni, che vengono percepiti con le antenne sviluppatissime, e quindi il mimetismo riguarda sopratutto lui. Evidentemente i geni responsabili del mimetismo non sono localizzati sui cromosomi o sul cromosoma che determina il sesso..... La biologia di questi animali presenta un' altra particolarità: l'animale attraversa quattro fasi: uovo, bruco, pupa e insetto alato; e fin qui niente di strano, ma quella dell'adulto non è la sola fase mimetica: tutta la vita (o le vite?) di questo animaletto sono legate alla massima discrezione: le uova sono quasi invisibili: l'adulto.... abbiamo già visto con quale efficacia si mimetizzi; la pupa vive addirittura sottoterra e il bruco, sorpresa!, ha uno dei più raffinati mimetismi del suo gruppo e simula uno stecchetto di legno, simile a un corto ramoscello...

domenica 6 luglio 2014

DOV' E' ROSETTA?

Questo è il messaggio, o meglio,  il tweet,   inviato oggi da  " Rosetta"



In one month - on 6 August - I'll finally be arriving at #comet #67P after a ten year journey! <35,000 km to go!



Dopo 10 anni di attesa potremo intraprendere una delle missioni spaziali più ambiziose che l'uomo abbia concepito: per la prima volta nella storia una navicella spaziale volerà in flyby a un chilometro da una cometa, pilotata dalla Terra, e sgancerà un robot che arpionerà il corpo di roccia e ghiaccio e lo trapanerà per inviarci informazioni inedite sulla composizione delle comete e quindi sulla creazione del Sistema Solare.


click per vedere video 

CHE FINE HA FATTO LA PLASTICA DEGLI OCEANI?

Ogni anno in tutto il mondo sono prodotti centinaia di milioni di tonnellate di plastica.
Già negli anni Settanta uno studio dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti stimò che circa lo 0,1 per cento della plastica prodotta ogni anno dall’uomo finisse negli oceani, trasportata dai fiumi, dalle inondazioni e anche  a causa della perdita in mare di parte del carico delle navi. Anno dopo anno nei mari si sono quindi sommate enormi quantità di plastica, mosse dalle correnti oceaniche e concentrate in particolari zone del pianeta dove si creano grandi vortici. L’area interessata è la ormai leggendaria Great Pacific Garbage Patch, l’isola galleggiante di spazzatura, un agglomerato di rifiuti trasportati dalle coste attraverso le correnti oceaniche. 
In effetti esistono  in totale cinque immense isole di plastica, sia nell'Atlantico che nel Pacifico. A seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere scientifiche, la ricercatrice Kara Lavender Law ha riscontrato anche nell'oceano Atlantico un'elevata concentrazione di frammenti in corrispondenza all'incirca del Mar dei Sargassi. Simulazioni al computer hanno individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell'emisfero meridionale: una nell'Oceano Pacifico a ovest delle coste del Cile e una seconda  tra l'Argentina e il Sud Africa.
Per ottenere qualche dato più preciso, un gruppo di ricercatori della Malaspina Expedition, un’iniziativa internazionale di monitoraggio degli oceani avviata nel 2010 e coordinata dalla Spagna, ha esplorato per mesi le aree in cui le correnti oceaniche creano i vortici in cui si pensa si accumuli la maggior parte della plastica che finisce in mare. Gli scienziati hanno usato quattro navi e un sistema di reti per raccogliere i rifiuti.
Secondo i calcoli effettuati dopo mesi di ricerca sul campo, l’ammontare complessivo di plastica riscontrabile negli oceani è pari al massimo a 40mila tonnellate. Ma al tempo stesso si sa che la quantità di plastica finita negli anni in acqua è molto superiore rispetto a questo numero. Come ha spiegato uno dei ricercatori che ha partecipato allo studio: “non riusciamo a trovare il 99 per cento della plastica che sappiamo essere negli oceani”.
Si pensa che   che la plastica in acqua si degradi molto più rapidamente di quanto inizialmente ipotizzato e che sia mangiata da numerose specie marine. A questo contribuiscono i movimenti ondosi e le radiazioni solari, rendendo i pezzi di plastica tanto piccoli fino a diventare di dimensioni miscroscopiche.  Gli animali marini mangerebbero così involontariamente  la plastica.
Dopo essere stata ingerita, la plastica potrebbe essere espulsa con le feci. Una ipotesi, più inquietante, è che la plastica, e gli altri inquinanti che si legano alle sue particelle, possano causare accumuli all’interno della carne dei pesci e degli altri animali marini, finendo nella catena alimentare. In questo caso la contaminazione interesserebbe non solo gli animali che vivono nei mari, ma anche le bestie che negli allevamenti sono nutrite con farine di pesce e naturalmente gli esseri umani che mangiano il pescato.

Articolo originale: http://www.ilpost.it/2014/07/02/plastica-oceani/

sabato 5 luglio 2014

FOCACCELLE CON TRUCCO!

Dalla fine di giugno sugli scaffali del supermercato possiamo trovare questa confezione di invitantissime "Focaccelle"..
La focaccia è amatissima da tutti, grandi e piccoli, ogni regione ha la sua specialità ( genovese, toscana... ) e in genere  è sempre una squisitezza!
Naturalmente molto importanti sono gli ingredienti e, mai come oggi, si fa sempre più riferimento alla necessità di mangiare prodotti genuini e per questo anche più salutari.
Sulla confezione di " focaccelle" viene messo in bella evidenza  che sono state prodotte utilizzando olio extravergine di oliva! Perfetto!
Ma andiamo a vedere tutti gli ingredienti: al primo posto troviamo farina di grano tenero, poi acqua, olio extravergine di oliva (8,7% ) e subito dopo... margarina ( per la quale si è utilizzato l'ormai universale olio di palma, ricchissimo, sappiamo, di grassi saturi  ).
Nelle focaccelle, varietà pomodorini, addirittura la margarina precede l'olio di oliva, quindi significa significa che si è usata in quantità maggiore rispetto all'olio; nella versione con olive non si dice nemmeno quanto olio extravergine si è utilizzato..tanto ci sono le olive.. 
Andando a guardare la tabella nutrizionale, vediamo che in ogni singola porzione da 35 g ci sono ben 1,7-1,8 g di grassi saturi, cioè il 10% della dose giornaliera consigliata, che è di 20 g. Se, presi dalla fame, mangiassimo due porzioni di focaccelle ( cosa assai probabile..), sarebbe un bel colpo!
Secondo le ultime ricerche mediche sembra che un elevato apporto di grassi saturi nella dieta sia una delle maggiori cause del sovrappeso,  con conseguente aumento dell'incidenza delle malattie cardiocircolatorie.
Mettere in evidenza il fatto che nelle focaccine ci sia olio extravergine non mi sembra corretto, perchè si induce il consumatore a credere che non ci siano altri grassi, che poi, ci sono, eccome! 
Insomma, uno dei soliti trucchetti che noi  abbiamo imparato a smascherare!

giovedì 3 luglio 2014

LA STORIA DELLE FALENE INGLESI CHE SI MIMETIZZANO SUI TRONCHI

Biston betularia

Da molti anni si spiega agli studenti la storia delle falene a varietà bianca oppure nera che si diffondono a seconda delle condizioni ambientali.
Biston betularia su un tronco chiaro
In pratica esiste una varietà bianca di una falena che si mimetizza sulla corteccia chiarissima delle betulle, mentre la varietà nera (della stessa specie) non si mimetizza per nulla, è facilmente visibile e viene predata quasi totalmente. 
Invece, in condizioni di inquinamento, con i tronchi delle betulle resi scuri dallo smog, la situazione si capovolge: le falene della varietà bianca diventano rare, mentre sono favorite quelle di colore grigio-nero. 
Si tratta di un bell'esempio di selezione naturale e di adattamento all'ambiente, quindi di evoluzione, un piccolo passettino di evoluzione.
In realtà la storia è molto più complessa e non così facile da provare.... certo l'ipotesi è carina e ha una sua logica,  ma (in SCIENZE !) ogni ipotesi deve essere dimostrata
Biston betularia carbonaria su tronco chiaro
Innanzitutto il fenomeno si verifica anche con alberi diversi dalla betulla, purché, come spesso accade, la corteccia sia ricoperta di licheni, che sono grigio-bianchi. Ed è lo stesso anche in caso di inquinamento, perché i licheni vengono uccisi dalle sostanze nocive, e il tronco diventa grigio-marrone scuro.
La falena naturalmente ha un nome: Biston betularia (Linné, 1758)
La parentesi ci dice che la specie è stata descritta per la prima volta da Karl von Linné nel 1758, anche se era stata classificata in un genere diverso. Il genere Biston, infatti, è stato istituito da William Elford Leach nel 1815. 
L'esistenza di una varietà decisamente scura è stata scoperta nel 1845. Successivamente tale varietà è stata denominata  Biston betularia carbonaria da Jordan, nel 1869.
La storia inizia (anzi, finisce) con Niko Timbergen, premio Nobel per la Medicina nel 1973 insieme a Konrad Lorenz e Karl von Frisch per i loro  studi sul comportamento degli animali, scienza che adesso si chiama Etologia.
Si chiama "Nobel per la Medicina" ma comprende di fatto anche tutte le Scienze Biologiche, infatti il Nobel per la Biologia non è mai stato istituito.
Ma Torniamo a Timbergen e ai suoi studi sugli insetti.

Nel suo famosissimo libro "Naturalisti Curiosi" uscito nel 1958, oltre a raccontare i comportamenti di vari animali e a spiegare come viene applicato il metodo scientifico quando si lavora letteralmente sul campo (o foresta o spiaggia che sia), racconta di avere lavorato con  Bernard Kettlewell sulla Biston betularia, per dimostrare (e filmare) la reale capacità di molti uccelli del bosco di individuare e predare le nostre povere falena.
Si tratta di appostarsi in un capanno fatto con una piccola tenda mimetica e aspettare per ore che uccelli di varie specie vengano a catturare le falene che di giorno dormono sui tronchi degli alberi.
Si tratta anche di mettercele, le betularia, sui tronchi degli alberi.... e devono essere quelle "sbagliate", nere sui tronchi chiari, bianchicce sui tronchi anneriti. Quindi bisogna avere un vero e proprio allevamento di falene, anzi, probabilmente due, uno per ciascuna varietà. Le riprese video (a quei tempi con teleobiettivo, cinepresa e pellicola, ovviamente) sono una ottima dimostrazione sperimentale, ma per completare il lavoro bisogna tener conto di quante falene sono state esposte e di quante vengono poi catturate e mangiate e da quali specie di uccelli.
E Kettlewell? Bernard Kettlewell era un genetista inglese, nato nel 1907 e quindi vissuto (principalmente in Inghilterra) tra il primo e il secondo dopoguerra. 
Uno dei suoi lavori più importante è proprio quello sulle falene, quello di cui abbiamo descritto solo l'ultima fase, svolta in collaborazione con Tinbergen.
Kettelwell era partito dall'ipotesi che il colore delle betularia avesse efficacia mimetica, e l'aveva dimostrato
Come?
Aveva preso in esame due boschi nell'Inghilterra meridionale, uno inquinato e uno invece "pulito"; si era procurato grandi quantità di betularia adulte di entrambe le varietà (non si trovano certo al supermercato, è indispensabile avviare un allevamento in grado di offrire alcune centinaia di esemplari...)
Poi le aveva poste poco dopo l'alba, per molti giorni,  una per una, sui tronchi (falene "giuste" e "sbagliate" in egual numero) e poi aveva contato quante ne venivano mangiate e quante ne sopravvivevano, sia della varietà mimetizzata, sia di quella facilmente visibile. 
MA!!!!.... Come si fa a ricontarle??? Di notte, tutta la notte, le falene (prevalentemente i maschi) volano dappertutto e all'alba non si sognano minimamente di ritornare al punto di partenza, dove il ricercatore le aveva depositate amorevolmente il giorno prima...
E quindi bisogna, dopo uno o più giorni, ricatturarle durante la notte Si adopera una trappola formata fondamentalmente da una lampadina che attira gli insetti e da un imbuto che li fa cadere in un recipiente. La mattina bisogna poi liberare tutti gli insetti di specie diverse e tutte le Biston betularia preesistenti nel bosco, che rovinerebbero completamente i calcoli. Per riuscire a distinguere le sue betularia da quelle che erano già naturalmente presenti nel bosco Kettlewell aveva un trucco semplicissimo: aveva marchiato le sue inferiormente, in modo che la marchiatura non rovinasse il loro mimetismo, con una macchiolina giallo verde.
Liberati tutti gli insetti che non ci interessano, possiamo contare le nostre Biston ricatturate e sviluppare la seguente proporzione:

Ps m : Ps non m  =  n° ricatturate mimetiche : n° ricatturate non mimetiche

Ps non m  significa probabilità  di sopravvivenza delle non mimetizzate 
Ps m  significa probabilità  di sopravvivenza delle mimetizzate
Il rapporto    Ps m : Ps non m,    pari a quasi 10, ci dice quanto è conveniente essere mimetizzate.....
Non è possibile invece sapere quante farfalle sopravvivono realmente ogni giorno, perché non tutte le sopravvissute sono così collaborative da farsi ricatturare durante la notte. Immaginiamo soltanto che nere e bianche sopravvissute vengano ricatturate nella stessa percentuale.
Proviamo a chiarire con un esempio (del tutto inventato, non abbiamo i dati di Kettlewell)
Depositiamo sui tronchi 50 falene mimetizzate e 50 falene non mimetizzate.
La notte successiva ne ricatturiamo 30 mimetizzate e 5 non mimetizzate.

Il rapporto Ps m/Ps non m in questo caso sarebbe un terrificante 30:5 ! Significa che le farfalle facilmente visibili vengono mangiate in numero 6 volte superiore, una strage. 
Tinbergen scrive: 
"Doveva esservi una spaventosa pressione selettiva"

Quello che non possiamo sapere invece è quante falene sono sopravvissute: certamente 30 e 5, più le non ricatturate che non sappiamo quante siano. Ma nel caso più ottimistico le mimetiche si sono salvate tutte. Allora sarebbe:
50: 30 = x : 5      dove x è il totale delle sopravvissute non mimetiche, circa 8......

continua qui