

La disputa con Galvani avrebbero portato Volta all'invenzione della pila. Il lavoro dello scienziato infatti all'inizio serviva a dimostrare che per generare energia elettrica non ci fosse bisogno di nessun tessuto animale. Bastava mettere insieme diversi metalli e un opportuno sistema per veicolare l'elettricità. Dopo averne provato varie combinazioni e averli testati, si dice anche sulla propria lingua, Volta creò il primo generatore di energia elettrica che si chiamò prima “organo elettrico artificiale” (per analogia a quello animale della torpedine) poi, senza troppa fantasia, pila, per via della disposizione dei vari elementi.
1801, Volta illustra pila a Napoleone |
Il suo marchingegno era costituito da una serie di dischetti di rame (o argento) e stagno (o zinco) che si alternavano in altezza, in cui ogni coppia di dischetti era inframmezzata da cartone (o un panno) imbevuto in una soluzione di acqua salata o acidulata. Collegando la pila a un circuito era possibile osservare il passaggio di corrente continua, anche grazie all'azione chimica dell'acqua salata. Lo scienziato, cosciente della portata della sua invenzione, che avrebbe rivoluzionato le ricerche su elettrochimica ed elettromagnetismo, scrisse una lettera al presidente della Royal Society of London, Joseph Banks per annunciargli la trovata ( qui uno dei disegni inclusi nella lettera). Era il 20 marzo del 1800 e con quella trovata Volta si guadagnava una fama tale da portarlo a mostrare la sua invenzione anche a Napoleone l'anno seguente.
Fino al 1869, anno dell'invenzione della dinamo, la pila fu l'unico mezzo di produzione della corrente elettrica.
Fino al 1869, anno dell'invenzione della dinamo, la pila fu l'unico mezzo di produzione della corrente elettrica.
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