lunedì 31 marzo 2014

OGM, MOSTRI, BUFALE E ALTRO

Mostri falsi

Nell'ultimo decennio i media hanno sfornato alcune storie su ibridi grotteschi nati incrociando i geni di piante e animali. Uno dei casi più eclatanti è quello della fragola-pesce modificata al fine di produrre molecole antigelo al suo interno. La notizia è rimbalzata ovunque, dai giornali fino alla pubblicità dei supermercati e alla trasmissione Report nel 1998. Il fatto è che la fragola-pesce, questa chimera genetica che spesso viene descritta sui media, non esiste. Non è mai esistita. Nessuno ha mai pensato di produrre una cosa del genere, e probabilmente mai nessuno ci proverà. Eppure in molti la descrivono. E’ una leggenda urbana, un po’ come i coccodrilli nelle fogne di New York. E  anche se la fragola-pesce fosse esistita, non avrebbe certo prodotto il glicole etilenico (il liquido blu che mettiamo nei radiatori) perché una pianta viene modificata geneticamente per produrre una proteina, non certo il «liquido antigelo dei radiatori».

Ogm e tumori
ridicolo  terrorismo anti ogm

Gli esseri umani consumano prodotti a base di piante geneticamente modificate da quasi 20 anni. Negli Stati Uniti sono sono ancora emerse controindicazioni sul cibo con ingredienti a base ogm - considerato equivalente a quello tradizionale – ma la ricerca scientifica ha comunque indagato sul suo presunto potere cancerogeno. Nel 2012,  un articolo di Nature ha fatto il punto sui risultati di uno studio francese, condotto dal biologo Seralini,  su una varietà di mais Monsanto considerata pericolosa per i topi. Al di là degli annunci eclatanti l'Europa ha aperto un dibattito sulla credibilità dello studio, definito dall' Efsa ( «European Food Safety Agency) “ di qualità scientifica insufficiente per essere considerato valido ai fini della valutazione del rischio”.Verrebbe subito da chiedersi come mai i suini e bovini dei Paesi occidentali, tutti nutriti con mais e soia geneticamente modificate (sì, anche in Italia), non muoiano di tumore e perchè la stessa sorte non capiti anche agli umani in quei Paesi in cui gli alimenti derivati da Ogm sono in vendita da quasi 20 anni. nostro eroe usa 10 animali per ogni gruppo, un numero ridicolo per un’analisi statistica rigorosa. Come ciliegina finale, questo scienziato si spinge a cercare le cause di questo devastante effetto cancerogeno e lo individua nel fatto che il mais Ogm conterrebbe (contrariamente a quanto trovato da altri autori) minori quantità di acido ferulico, un composto fenolico presente in tutti i cereali. Secondo l’autore, l’acido ferulico, agendo sui recettori degli estrogeni, contrasterebbe l’insorgere di tumori della mammella: quindi, un suo abbassamento nel mais Ogm favorirebbe l’insorgere di tumori. Cita a questo proposito un recente lavoro di un gruppo indiano. Purtroppo, se si va a leggere questo articolo, si vede che, secondo gli autori, l’acido ferulico favorisce la proliferazione di tumori mammari nei ratti, invece di contrastarlo. Dunque, il mais Ogm dovrebbe semmai proteggere contro i tumori, anziché indurli.

Questo genio d’oltralpe ha scelto per i suoi esperimenti un ceppo di ratti che sono predisposti a sviluppare spontaneamente tumori nel corso della loro vita. Per essere sicuro di trovare tumori in questi ratti ha aspettato due anni, un’età in cui il 72% di questi ha già sviluppato tumori spontanei, indipendentemente da quello che mangiano. A questo stadio la distinzione tra tumori naturali e tumori indotti da Ogm diventa ovviamente confusa e richiederebbe uno studio su grandi numeri di campioni. Invece il
Un po’ come voler studiare gli effetti del fumo su una popolazione di bronchitici cronici. 
 L’articolo di Seralini è corredato da figure raccapriccianti di ratti con enormi tumori, presi però solo tra quelli nutriti con mais Ogm, mai tra quelli nutriti con mais normale, che pure hanno sviluppato gli stessi tumori. La pubblicazione dell’articolo è stata preceduta da un gran «battage» pubblicitario della lobby antiOgm ed è stato mostrato ai giornalisti con l’obbligo di non parlarne prima della sua uscita, forse per evitare commenti di esperti che avrebbero potuto guastare la festa.
 La «European Food Safety Agency» ha già dichiarato che il lavoro di Seralini non permette di trarre conclusioni sulla presunta nocività del mais geneticamente modificato, ma potete scommettere che il tipo ci riproverà: ci sta provando da 15 anni.
(http://www.lastampa.it/2012/10/10/scienza/ogm-e-tumori-tutti-gli-errori-di-una-beffa-mondiale-l7cSTMb7KwlZVrlIUbUJQL/pagina.html

 L'odissea italiana del mais Monsanto

L'Italia non è un paese per Ogm. Non a caso, lo scorso luglio il governo ha imposto il divieto di coltivazione del mais transgenico MON810 già approvato dalla Ue. Il testo di legge ha imposto una moratoria di 18 mesi sulla base della clausola di salvaguardia previsto dal regolamento comunitario 178/2002. Tuttavia, le motivazioni scientifiche alla base della misera cautelare sono state rigettate dall'Efsa che le ha considerate inconsistenti. Quella dei ministri italiani, insomma, è stata una scelta puramente politica. 


Chi sta decimando le farfalle monarca

Nel 1999, sulla prestigiosa rivista Nature (vol. 399, 20 Maggio 1999), esce una breve comunicazione scientifica dell’entomologo John Losey della Cornell University che puntava il dito sulle coltivazioni di mais transgenico contenente la tossina di Bacillus thuringiensis, accusandole di provocare gravi danni alle popolazioni della farfalla monarca (Danaus plexippus), ed è subito polemica. Buona parte della comunità scientifica tuttavia, critica apertamente i risultati ottenuti da Losey, evidenziandone i punti deboli e a seguito delle critiche ricevute anche lo stesso autore ha fatto marcia indietro affermando che in effetti non esistono prove conclusive sull’effetto tossico del polline Bt. Si scoprirà addirittura che in corrispondenza delle colture di mais Bt la popolazione di farfalla monarca è aumentata sensibilmente. La smentita non troverà alcun risalto mediatico da parte degli organi di informazione.


L'illusione del cibo Ogm-free

L'Italia avrà anche imposto un bando sulla coltivazione delle Pgm, ma questo non vuol dire che possa tenere i prodotti biotech fuori dalla nostra tavola. Come spiega un post di Dario Bressanini, chimico e divulgatore scientifico, il nostro paese importa ogni anno 3,35 milioni di tonnellate di soia geneticamente modificata per farne mangimi per animali. Gli stessi animali che producono il latte, la carne e i formaggi di cui andiamo fieri. I prodotti biologici chiaramente fanno eccezione, ma tutto il resto della zootecnia fa affidamento sugli Ogm. Che ci piaccia o no. 

                    

Bressanini, insieme a Beatrice Mautino ( giornalista e biotecnologa ), intervengono ad un dibattito sugli OGM  “Il grande dubbio: pericolosi o sostenibili”, l'incontro che si è tenuto al Festivaletteratura di Mantova l'8 settembre 2013. In sala c'erano più di 200 persone, alle quali è stato chiesto di esprimersi a favore di una delle due asserzioni: “Gli OGM sono adeguati/inadeguati a garantire la sostenibilità in agricoltura.” Prima del dibattito, il 48 percento del pubblico pensava che gli OGM fossero “inadeguati”, contro il 42 percento che propendeva per “adeguati”—più un 10 percento di astenuti. Dopo un'ora di discussione civile con Luca Ruini e Luca Colombo, è stata ripetuta la votazione. Gli “adeguati” erano saliti al 48 percento, mentre gli “inadeguati” sono scesi al 39 percento. Diciamo che non è un esperimento perfetto di democrazia diretta—il pubblico in sala è sceso a 186 persone, la percentuale di indecisi è rimasta più o meno la stessa—ma almeno ha aiutato qualcuno a farsi un'idea sull'argomento.

domenica 30 marzo 2014

GLI ANTI OGM E I LORO INTERESSI (PERSONALI )

Sono sostanzialmente 4 le piante geneticamente modificate  che vengono oggi coltivate al mondo e tutte sono prodotte a milioni di tonnallate e vengono normalmente descritte come “commodity”, appunto per chiarire che si tratta di produzioni industriali. Si tratta di soia (il 57% della soia mondiale è da OGM), mais (25%), cotone (13%) e colza (5%). Sono coltivate nei 5 continenti, in particolare nei grandi Paesi agricoli mondiali come USA, Brasile, Argentina, Canada, India, Cina e Sudafrica. Nel 2007 sono stati coltivati nel mondo oltre 112 milioni di ettari con piante ingegnerizzate. Per paragone, tutte le piante coltivate in Italia coprono una superfice di 13 milioni di ettari. Le prime coltivazioni di piante transgeniche risalgono al 1994 e l’aumento di superfici coltivate è mediamente oltre il 10% all’anno. Questo è uno dei grandi problemi della tecnologia degli OGM. Mai nella storia dell’agricoltura mondiale una tecnologia si è sviluppata tanto rapidamente, su superfici così vaste, in così tanti continenti. L’arrivo di una tecnologia innovativa cambia gli equilibri dei mercati e mette fuori gioco aziende sementiere, industrie chimiche ( soprattutto quelle che producono pesticidi, le maggiori sono europee ) ed imprese per la produzione di macchine agricole che non sono funzionali alla nuova tecnologia. Insomma il problema è anche che gli OGM hanno avuto troppo successo ed hanno dato fastidio a troppi attori che controllavano nicchie di mercato. Per una trattazione più esaustiva sulle spericolate operazioni finanziarie che hanno portato a concentrare nella mani della Monsanto, S.Louis una enorme massa di brevetti biotecnologici e alla acquisisizione di  molte altre aziende del settore, si rimanda alla lettura del libro di Anna Meldolesi, OGM: storia di un dibattito truccato, Einaudi. In queste scalate la Monsanto ha avuto il più paradossale ed inaspettato aiuto proprio dalle organizzazioni ambientaliste multinazionali, con Greenpeace in testa, che da sempre ne hanno avversato l’ascesa. Entrambe le fazioni in lotta hanno richiesto infatti una “sovraregolamentazione” sulla validazione delle licenze sugli OGM. La richiesta di Greenpeace e soci era quella di aumentare a dismisura le analisi di sicurezza alimentare nell’ottica di:
  • dimostrare la pericolosità alimentare degli OGM;
  • ritardarne la diffusione e commercializzazione;
  • insinuare paure ed ansietà nei cittadini.

Ma anche a Monsanto queste scelte si sono rivelate funzionali perché hanno spazzato via dal mercato le decine di piccole aziende biotecnologiche che non potevano disporre degli enormi fondi da investire nelle validazioni sanitarie dei loro brevetti. Altrettanto dicasi per le proprietà intellettuali delle Università e centri di ricerca che sono stati messi fuori gioco dallo strapotere delle grandi multinazionali del settore. Quesi temi sono trattati anche nel libro di Miller e Conko, Frankestein Food, Greenwood Press.
Ma l’attore forte in questi scenari sono le grandi aziende della distribuzione organizzata (gdo) del cibo che hanno fatturati di 20 volte superiori a quelle del biotech e degli agrofarmaci. La gdo segue logiche di promozione del prodotto che non si conciliano con l’uso di piante da Organismi Geneticamente Modificati.
(3). continua

COME SI PRODUCONO GLI OGM

Per ottenere alimenti geneticamente modificati i biotecnologi identificano, in cellule donatrici, il materiale genetico che vorrebbero trasferire. Lo tagliano in punti precisi con speciali "forbici" (enzimi di restrizione). Poi, con una colla biologica (enzimi ligasi), lo riattaccano nel patrimonio ereditario di cellule appartenenti ad altri organismi, anche molto diversi rispetto a quelli di partenza. Oppure lo affidano ad un "organismo-taxi" (vettore molecolare, in genere un plasmidio inserito nel DNA di  un batterio ) che provvederà a trasferirlo al posto giusto nel DNA di un nuovo essere vivente.


Questo sistema però non funziona con alcuni cereali, per cui è stato messo a punto un metodo alternativo, il "cannone a DNA", con cui la pianta viene mitragliata con sferette di oro o tungsteno del diametro di 1 o 2 millesimi di millimetro, ricoperte dei segmenti di DNA che si vogliono combinare con quello della pianta. Una buona percentuale (1 su 10.000) riesce a superare la parete protettiva della cellula e dalle cellule modificate si rigenererà l'intero organismo. 
Occorre però saper riconoscere le cellule in cui il trapianto è riuscito: per questo si utilizzano dei geni "marcatori", in grado cioè di evidenziare con una qualche caratteristica (ad esempio la resistenza agli antibiotici) la riuscita del trapianto.
Il nuovo individuo, geneticamente modificato, viene detto transgenico.
Le finalità principali sono di ottenere esemplari “migliori”. Nel caso delle piante per esempio un prodotto transgenico può:
  • essere più resistente ed evitare l’uso di pesticidi
  • essere meno soggetto a inquinanti (come le aflatossine cancerogene per l’uomo)
  • avere un indice di produttività migliore
  • avere caratteristiche nutrizionali migliori (per esempio maggiore ricchezza di vitamine o minore contenuto di sostanze poco interessanti o addirittura nocive).
mais Bt con gene di Bacillus Thuringiensis per produrre proteina contro parassiti 

(2). continua

L'AGO DEL CONTE DI BUFFON E IL CALCOLO DEL PI GRECO

Ecco un nuovo metodo di calcolare  il valore del  pi greco

Su tutti i libri di scuola media viene spiegato, in modo più o meno preciso, come si è arrivati a conoscere il  suo valore. 
Il "trucco" (chiediamo scusa ai matematici per questa parolaccia) consiste nel calcolare il rapporto

                                                            perimetro : (2 x apotema)

 in poligoni regolari di 4, 5, 6, 7.....10,.....100,......1000..... lati

Alla fine, superati poligoni "insoliti" come il centagono e il millagono, si ottiene il "quasi-infinitagono" cioé il "quasi cerchio"

E, con tutti i calcoli, piuttosto complessi, si ricava un valore di 3, 141592..............................................., che come sapete è un numero irrazionale.

Lo strano metodo che vi vogliamo presentare oggi invece parte da una situazione completamente diversa, un fascio di rette parallele, tutte alla stessa distanza t tra loro, e dal calcolo delle probabilità. 
Nel 1777 il matematico francese George-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1788) propose e risolse una spinosa questione nota (non a caso) come "problema dell'ago di Buffon".
Se lanciamo a caso un ago lungo l con l'unico obbligo che sia  t< l, abbiamo una certa probabilità che l'ago cada intersecando una retta (a) oppure no (b)



Se  l è la lunghezza dell'ago, t la distanza tra due linee tracciate sul piano e p è la probabilità che l'ago intersechi una delle linee), ricaviamo per π   il valore


            
che, anche se non è esattamente π, è comunque una buona approssimazione, considerando che più lanci si effettuano, più il risultato si avvicina a π .
Un test di questo genere venne eseguito dal matematico Mario Lazzarini nel 1901.
Sembra che egli costruì una macchina apposita per lasciar cadere un bastoncino su un foglio ben 3408 volte!
Ebbene, il bastoncino incrociò una delle righe 1808 volte.
Tenendo presente che nel suddetto test il rapporto l/t era di 5/6, Lazzarini arrivò a calcolare il valore del π:


il quale è incredibilmente corretto fino a 6 cifre decimali. Guardate il filmato e se volete provare, buon divertimento!                                         

                                  
                    



OPERAZIONE ANTIBUFALE : COMINCIAMO DAGLI OGM

                                                       Cosa si intende per OGM? 




In teoria " Organismi geneticamente modificati", tuttavia gli  OGM sono in realtà solo il termine usato dai mezzi di comunicazione di massa per descrivere piante in cui sono stati trasferiti uno o pochi geni per trasformare cellule o tessuti vegetali.
Questo termine di principale uso giornalistico viene  usato quasi sempre per indurre paure e talvolta vere e proprie fobie nel pubblico, quindi potremmo definire gli OGM come:


Organismi Giornalisticamente Modificati
 ovvero Ottuse Guerre Mediatiche.

Ma perchè ??? Gli OGM “sono ancora più sicuri” delle piante coltivate in maniera tradizionale da cui derivano, così è stato detto anche  in sede di Commissione Europea.
Ragazzi, cercherò di farvi capire qualcosa e tutto quello che vi dirò sarà documentato!
Intanto possiamo iniziare ad ascoltare quello che ci dice Dario Bressanini, chimico, ricercatore presso il dipartimento di Scienze chimiche e ambientali dell'Università degli studi dell'Insubria a Como. Cura il blog Scienza in Cucina su Le Scienze.







CLONAZIONE TERAPEUTICA

                       


Staminali clonabili partendo da cellule adulte. La scoperta è di un gruppo di ricercatori internazionali, che hanno fuso ovuli non fecondati e cellule umane. Una stimolazione elettrica ha dato il via allo sviluppo dell'embrione. L'aggiunta di caffeina ha impedito l'attivazione prematura dell'uovo. Un passo avanti verso la clonazione terapeutica, utile per combattere malattie gravi e lesioni spinali. 

"Il morbo di Parkinson è causato da una disfunzione di cui soffrono pochissime cellule" spiega Shoukhrat Mitalipov, ricercatore della Oregon Health and Science University. "Si verifica quando un tipo di neuroni non produce abbastanza sostanze chimiche e in molti pazienti queste cellule sono già morte. Adesso sappiamo come produrre in laboratorio, per esempio, i neuroni che emetterebbero le sostanze chimiche e come trapiantarle nei pazienti".

Nel corso degli anni, ci sono state forti polemiche tra chi definiva la clonazione un atto immorale e chi rivendicava la sua importanza come un progresso doveroso da parte della ricerca.

La scoperta è avvenuta con la stessa tecnica che ha permesso nel 1996 la clonazione della pecora Dolly. Sotto accusa rimangono però l'alto costo degli embrioni e la possibilità che si arrivi alla clonazione umana ( come dire, non saliamo sugli aerei perchè i terroristi possono dirottarli....)

CLONAZIONE TERAPEUTICA E STAMINALI

blastula
La clonazione, o trasferimento del nucleo somatico (SCNT), è la tecnica che è stata utilizzata per produrre la pecora Dolly, il primo animale generato come esatta copia genetica di un animale adulto.
In questa procedura, il nucleo di una cellula uovo viene rimosso e rimpiazzato dal nucleo estratto da una cellula di un altro individuo adulto. Nel caso della pecora Dolly, il nucleo proveniva da una cellula prelevata dalla ghiandola mammaria di una pecora adulta. Questo nucleo contiene quindi il DNA del donatore.
Dopo l'inserimento nella cellula uovo enucleata, il nucleo della cellula adulta donatrice viene riprogrammato dalla cellula ospite. La cellula uovo così generata viene stimolata artificialmente a dividersi e si comporta in modo del tutto analogo ad un embrione ottenuto tramite la fertilizzazione di una cellula uovo con uno spermatozoo (fertilizzazione in vitro). In seguito alla divisione in coltura, questa singola cellula dà origine ad una blastocisti (embrione precoce costituito da circa 100 cellule) che possiede un DNA quasi del tutto identico a quello del donatore dal quale era stato estratto il nucleo.

Clonazione riproduttiva

Per generare Dolly, la blastocisti clonata è stata trasferita nell'utero di una pecora accettrice, dove si è sviluppata portando alla nascita dell'agnellino più famoso del mondo. Quando il processo di clonazione segue questa procedura, producendo una copia di un animale esistente, si usa comunemente il termine di "clonazione riproduttiva". Questo tipo di clonazione è stato usato con successo per clonare pecore, capre, mucche, topi, gatti, conigli, tori asiatici e cani. Questa tipologia di clonazione non è correlata alla ricerca sulle cellule staminali. In quasi tutti i paesi, la clonazione riproduttiva sugli esseri umani è severamente vietata.


Clonazione terapeutica
Questo procedimento ha come fine la produzione di cellule e tessuti somatici con un patrimonio genetico identico a quello della cellula di partenza, ma non corrisponde alla vera e propria formazione dell'embrione, perche' e' possibile interromperne la crescita molto prima, per la sola estrazione delle cellule.
Ma perche' viene definita terapeutica? Le cellule staminali embrionali possono risolvere molte patologie, tutt'oggi incurabili.
Un esempio pratico: un paziente soffre di Alzheimer, una malattia che colpisce innanzitutto i neuroni, cioe' le cellule del cervello. Non ci sono cure definitive a questa malattie, che e' lunga e degenerativa. Con la clonazione terapeutica, e' tecnicamente possibile creare un "clone" pre-embrionale del paziente, dal quale estrarre le cellule staminali embrionali perfettamente e geneticamente compatibili con quelle del paziente. Come? A causa della fecondazione di una cellula uovo viene a formarsi uno zigote che viene poi enucleato. Da una cellula adulta del malato viene prelevato il nucleo, il quale verrà  impiantato nell'ovocita enucleato. Successivamente all'impianto nucleare viene a formarsi un blastocisti che corrisponde all'embrione umano. Le cellule staminali embrionali vengono quindi prelevate e messe in coltura in previsione di un loro successivo utilizzo terapeutico.Una volta ottenute e moltiplicate, queste fungono da "mattoncini di riparazione" per le cellule gia' morte, frenando notevolmente l'esito della malattia. Questa procedura viene impropriamente chiamata clonazione terapeutica, nome che gli e' stato attribuito dal prof. Liam Donaldson, autore del Rapporto Donaldson, testo voluto da Tony Blair per la ricerca sulle cellule staminali.
Questo metodo ha delle forti implicazioni etiche, ci si domanda sia se sia lecito utilizzare una metodica che prevede di distruggere delle cellule che avrebbero teoricamente portati allo sviluppo di un essere umano.

Trasferimento nucleare da staminali autologhe (TNSA)
Diversamente dalla clonazione terapeutica questa tecnica sostanzialmente prevede la formazione di cellule staminali embrionali senza la formazione di uno zigote. E' stata presentata la prima volta in un documento elaborato dalla Commissione di studio sull'utilizzo di cellule staminali del Ministero della Sanita' italiano, il cosiddetto Rapporto Dulbecco.
Il procedimento e' simile a quello della clonazione classica, ossia il trasferimento del nucleo di una cellula somatica in un ovocita enucleato, ma non fecondato. In pratica  si tratta di riprogrammare il nucleo delle cellule somatiche tramite il contatto con il citoplasma dell'ovocita. Quindi l'ovocita ricostituito non si puo' definire zigote in tutti i sensi, perche' da solo non darebbe luogo spontaneamente ad un embrione e ipoteticamente ad un feto. Ne risulta che la tecnica, piu' che dar vita ad una forma di vita a parte, e' simile ad una forma di espansione cellulare per via asessuata. Le cellule ottenute sarebbero geneticamente identiche a quella originaria del paziente, e questo avrebbe l'enorme vantaggio di creare cellule staminali immunologicamente compatibili per l'autotrapianto. 

Un altro aspetto fondamentale deriva dal fatto che e' tecnicamente possibile utilizzare ovociti di altre specie animali o prodotti artificialmente, di modo da arginare la dipendenza da un ovocita di donna.

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sabato 29 marzo 2014

LA CLONAZIONE E LA FAMOSISSIMA DOLLY

Per clonazione, in biologia, si intende la riproduzione asessuata, naturale o artificiale, di un intero organismo vivente o anche di una singola cellula.
In natura avviene per alcuni organismi unicellulari, per alcuni invertebrati (platelminti, anellidi, ecc.) e per alcune piante. In agricoltura il termine viene utilizzato per indicare una tecnica che l'uomo utilizza da tempo per riprodurre piante con talee, margotte e innesti.
Nella moderna genetica, e nelle scienze biologiche applicate in genere, la clonazione è la tecnica di produzione di copie geneticamente identiche di organismi viventi tramite manipolazione genetica. In questa ultima accezione il termine è divenuto di uso comune a partire dagli anni novanta, quando prima Neal First (1994), quindi Ian Wilmut (il padre della famosa pecora Dolly - 1996) provarono a clonare, con successo, una pecora.
Clonare in laboratorio un organismo, in questo caso, significa creare ex novo un essere vivente che possiede le stesse informazioni genetiche dell'organismo di partenza. Quindi le moderne tecniche di clonazione prevedono il prelevamento e trasferimento del nucleo di un somatocita (cioè di una cellula somatica) dell'organismo da clonare in una nuova cellula uovo della stessa specie dell'organismo da replicare. Poiché il nucleo contiene quasi tutte le informazioni genetiche necessarie per realizzare una forma di vita, l'uovo ricevente si svilupperà in un organismo geneticamente identico al donatore del nucleo.

In particolare, nel caso  della pecora Dolly, vennero prelevate cellule dalla ghiandola mammaria di una pecora adulta di razza Finn Dorset, furono disgregate e mantenute in un terreno di coltura privo di alcuni nutrienti per rallentarne la divisione cellulare e bloccarle in una fase del ciclo chiamata G0 (stadio di quiescenza). È infatti importante per la riuscita del trasferimento che l'ovocita e il nucleo donatore siano in sincronia. Le cellule furono poi incubate in un terreno contenente il virus Sendai il quale si lega alla membrana plasmatica delle cellule somatiche e serve successivamente a facilitarne la fusione con l'ovocita. Furono trasferite 277 cellule somatiche in altrettanti ovociti prelevati da pecore di razza black-faced. Di questi, 29 si svilupparono fino allo stadio di morula/blastocisti e vennero trasferiti nell'utero di 13 femmine surrogate. Di queste 29 blastocisti solo una completò lo sviluppo fino alla nascita, la famosa Dolly. Dolly aveva tutte le caratteristiche della pecora Finn Dorset.
Tuttavia il metodo impiegato per la produzione di Dolly, ha rappresentato una delle più importanti scoperte scientifiche, tale metodo ha contribuito sostanzialmente allo sviluppo delle biotecnologie ed alla comprensione dei meccanismi epigenetici che regolano lo sviluppo cellulare.

L'azienda scozzese di biotecnologie che nel '97 ottenne la pecora Dolly è riuscita nel 2001 a clonare maiali geneticamente modificati e questo è stato un passo fondamentale che ha spianato la strada verso la produzione di animali "umanizzati" da usare quale fonte di organi per il trapianto.

giovedì 27 marzo 2014

IL PRIMO ASTEROIDE CON ANELLI

                      

Chariklo, un asteroide scoperto nel 1997 tra Saturno e Urano e stato osservato con estremo dettaglio. Si è scoperto così che i suoi anelli sono fatti di ghiaccio d'acqua.
Dalle reminiscenza scolastiche ricordiamo un po’ tutti che Saturno è noto per essere il pianeta con gli anelli. Ma le ricerche astronomiche degli ultimi decenni hanno permesso di scoprire che anche Giove e poi Urano e Nettuno possiedono anelli attorno ad essi. E forse un giorno li possedeva anche la Terra. 
Ma ora ricerche condotte con vari telescopi sparsi nel mondo, tra cui l’Osservatorio di La Silla dell’Eso, hanno permesso di scoprire anelli anche attorno ad un asteroide, noto con il nome di Chariklo.
Scoperta casuale
Alla loro esistenza si è arrivati casualmente, mentre i ricercatori stavano osservando l’asteroide per altri motivi. Una coincidenza ha voluto che durante la campagna osservativa Chariklo sia passato di fronte ad una stella e l’eclisse che si è venuta a creare non è stata netta, ma preceduta e seguita per alcuni secondi da un indebolimento della luce dell’astro. C’era qualcosa cioè, davanti e dietro all’asteroide che bloccava la luce della stella prima che questi la coprisse con il proprio corpo. 
Il fenomeno è stato osservato sia dal telescopio cileno, che ha avuto il ruolo fondamentale, sia da altri 6 telescopi sparsi nel mondo. Confrontando i numerosi dati che i 7 telescopi hanno raccolto si è potuti arrivare alla spiegazione: la presenza di polvere attorno all’asteroide e quindi all’esistenza degli anelli.
Due anelli e forse una mini luna
La sorpresa la spiega così uno dei ricercatori che hanno pubblicato lo studio, Braga-Ribas dell’Osservatorio nazionale MCTI del Brasile: «La nostra analisi aveva altri scopi perché nessuno ipotizzava che oggetti piccoli come Chariklo potessero avere anelli, perciò la scoperta - e l'incredibile quantità di dettagli che abbiamo osservato nel sistema - sono stati una vera sorpresa».
I dati raccolti erano così tanti e precisi che si è potuto identificare anche la forma, la lunghezza e l’orientamento degli anelli. 
E così si è messo in luce che, in realtà, gli anelli sono due, il primo è largo 3 km, il secondo 7 km, i quali sono stati chiamati provvisoriamente Oiapoque e Chuì, dal nome di due fiumi brasiliani. Tra un anello e l’altro vi è uno spazio vuoto di 9 km. Non è da escludere che in tale spazio vi possa essere una piccola luna. Il tutto attorno ad un oggetto di soli 250 km di diametro (a confronto si ricordi che la Terra ha un diametro di circa 12.600 km).
Chariklo fa parte di un gruppo di asteroidi chiamati Centauri e la sua orbita si trova tra Saturno e Urano. 
Uffe Gråe Jørgensen, del Niels Bohr Institute della University of Copenhagen (Danimarca), membro del gruppo di ricerca si è lasciato sfuggire un’osservazione immaginifica più che scientifica della scoperta: «Cerco di immaginarmi cosa significhi stare sulla superficie di questo oggetto ghiacciato - abbastanza piccolo perché una macchina da corsa possa raggiungere la velocità di fuga e scappare nello spazio - e intanto ammirare un sistema di anelli di 20 chilometri di larghezza 1000 volte più vicino della Luna». 
Ma al di là dell’aspetto emozionante della scoperta quale significato scientifico dare agli anelli di un asteroide? In verità al momento non c’è una risposta certa al fenomeno ma probabilmente questo tipo di anelli si forma a partire dai detriti rimasti dopo una collisione. E non è da escludere che questo materiale possa, con il tempo, aggregarsi fino a dare origine ad una luna.

COME INSERIRE UN'IMMAGINE CON GEOGEBRA E DIMENSIONARLA

Qui il tutorial per inserire immagini con geogebra e poi ridimensionarle.
Ci servirà per il nostro successivo lavoro sull'omotetia.


lunedì 24 marzo 2014

LE PROPORZIONI E GLI SCHERZI

Un modo divertente e simpatico per ripassare le proporzioni:
  http://www.lanostra-matematica.org/2014/03/le-proporzioni-e-lo-scherzo-ferrari.htm




I MUSCHI - CICLO VITALE

LE FELCI

Le felci, appartenenti alle Pteridofite, contano più di 10.000 specie e danno vita a una moltitudine di forme e grandezze incredibile, passando da dimensioni minuscole alla stazza dei grandi alberi, ma che comunque hanno tutte in comune due tratti fondamentali: la riproduzione tramite spore (al posto dei semi) e un ciclo vitale costituito da due fasi molto ben distinte tra loro.
Dominatrici assolute per molti milioni di anni le felci coprivano buona parte delle superfici emerse fino alla fine del Carbonifero quando, per il cambio climatico che asciugò le molte paludi presenti allora sulla terra, molte specie si estinsero.
Woodsia ilvensis
Come molte altre piante anche le felci ebbero il loro periodo d’oro, o forse sarebbe meglio dire nero, visti gli effetti negativi a cui questa vera e propria mania diede vita: la pteridomania scoppiò incontrollata nell’Inghilterra di metà ’800 quando, pur di soddisfare il fanatismo dei vittoriani per queste piante, venne devastato il loro habitat e portate letteralmente all’estinzione molte specie; la Woodsia ilvensis, scampata per miracolo all’enstinsione, è tutt’oggi molto rara.
Dal punto di vista biologico le felci con le loro radici, fusti e foglie assomigliano in tutto e per tutto alle piante che di solito coltiviamo, solo che differiscono da queste per un “piccolissimo” particolare: non producono fiori, non generano frutti, non producono semi.

Il ciclo vitale delle felci, detto alternanza di generazioni, è molto peculiare perché dà origine a due differenti tipi di pianta: da un lato abbiamo una pianta matura (la generazione sporofita) con tanto di radici, fusto e fronde il cui lato inferiore (ben visibile ad occhio nudo) genera spore che, una volta rilasciate, vengono trasportate anche per lunghe distanze fino a quando non trovano l’ambiente ideale (un terreno abbastanza umido) e danno vita a una piccola pianta (detta protallo) che di rado supera i pochi millimetri d’altezza, di solito dalla caratteristica forma a cuore, che è l’altro lato del ciclo vitale, cioè la generazione gametofita.
Le spore hanno solo il 50% dei cromosomi della pianta adulta ma le gametofiti generano sia cellule maschili che cellule femminili dalla cui fecondazione si ottiene di nuovo una sporofita, munita del 100% dei cromosomi: una felce adulta.

Sono diverse le felci che è possibile coltivare nelle nostre case, di solito non sono piante particolarmente esigenti, basta seguire qualche semplice accortezza e potremo godere della loro bellezza nel nostro appartamento.
L’habitat delle felci è il sottobosco, all’ombra degli alberi e delle altre piante oltre al fatto che, non generando fiori, non hanno bisogno di molta energia per cui la loro esigenza di luce è molto modesta. 
Una  raccomandazione: NON raccogliete le felci in natura.

domenica 23 marzo 2014

IL PROBLEMA DEI RIFIUTI

evoluzione o involuzione?

Gli animali quando hanno bisogno di nutrirsi si muovono per andare alla ricerca di nuove risorse; l’uomo ha assunto nel corso dei secoli l’abitudine di muovere le risorse di cui necessita da qualsiasi punto della biosfera verso di sè; la conseguenza di ciò è che gli animali acquisiscono risorse, producono rifiuti e li smaltiscono, il tutto a “scala locale”, mentre l’uomo le acquisisce a “scala globale”, produce rifiuti a scala locale e li smaltisce a scala ancora più ristretta (es. le discariche); ciò determina un sovrasfruttamento nelle aree di prelievo e inquinamento nelle aree di accumulo.
Se per quanto riguarda il mondo animale e vegetale abbiamo visto che il rifiuto non rappresenta qualcosa di negativo ma bensì una nuova risorsa che attraverso i percorsi di riciclizzazione restituisce all’ambiente quei mattoncini, “i nutrienti”, che sono essenziali per la produzione di nuova “vita”, nel caso dell’uomo invece il discorso è molto molto… più complesso perché nonostante per vivere egli necessiti di circa 40 elementi essenziali presenti in natura, in realtà riesce ad utilizzare anche tutti gli altri e, in più, “abusa” di nuovi elementi di origine sintetica.
La continua ricerca di migliorare le condizioni economiche, il desiderio di progredire nello sviluppo industriale, l’aumento della popolazione e la conseguente necessità di ottimizzare i processi produttivi sono le cause che hanno portato l’uomo ad un uso indiscriminato sia degli elementi naturali sia di quelli sintetici, ad un aumento della produzione di rifiuti con effetti sempre più pesanti per l’equilibrio del nostro pianeta e per la nostra stessa salute.
 Gli elementi di nuova sintesi e i prodotti da essi derivanti sono tantissimi e sono talmente entrati nel nostro quotidiano che difficilmente riusciremmo a farne a meno. Questi elementi sintetici, sono quelli che ci permettono di portare la spesa in quei comodi e resistenti sacchetti di plastica, che servono a costruire le preziosissime schede dei nostri cellulari, a produrre stoviglie usa e getta o imballaggi che proteggano computer, TV color e quanto altro. Il problema fondamentale consiste nel fatto che tali prodotti, in quanto artificiali, non rientrano nei percorsi di riciclizzazione, hanno tempi di decomposizione estremamente lunghi, nell’ordine di centinaia o migliaia di anni, e spesso finiscono in discarica. Per questo motivo sarebbe importante non farne un uso indiscriminato, cercando di evitare i prodotti usa e getta e di prediligere almeno quelli che i moderni sistemi di riciclaggio cercano di “recuperare” come ad esempio si fa per il vetro o per la carta.
A questo punto sarà interessante fare qualche esempio dei due aspetti legati al problema dei rifiuti nella società umana, il primo inerente l’alterazione dei cicli della materia e il secondo riguardo labuso dei materiali di nuova sintesi. Infine faremo “un salto” in discarica per scoprire quali sono i principali prodotti che in essa vengono accumulati e quale sia il loro destino.

Abbiamo già parlato anche qui del problema dei rifiuti e qui 

da: http://www.ecologicacup.unisalento.it/rif_08degrado.aspx

IL METODO SCIENTIFICO SPERIMENTALE

Parliamo ancora del metodo scientifico, guardando le slides della prof. Vittoria Patti.



                         
Il metodo scientifico sperimentale from Vittoria Patti

Le ricadute delle scoperte scientifiche, dalle più antiche alle più moderne, sono in vario modo presenti nel modo di vivere contemporaneo. Per poter essere definita scientifica una disciplina  deve sottostare ad alcune regole e, soprattutto, deve necessariamente adottare quel metodo universalmente noto come metodo scientifico, secondo il quale solo l’esperienza può confermare o meno una teoria. Questo vuol dire che qualunque ipotesi avanzata per spiegare un fenomeno naturale deve essere in grado di predire con esattezza (entro un margine di errore sempre presente) i risultati di tutti i vari esperimenti creati per studiare quel determinato fenomeno. Questo modo di procedere fu introdotto da Galileo Galilei il quale, a cavallo tra XVI e XVII secolo, grazie ad esso riuscì a sfatare parecchie false credenze. Tra le sue scoperte c’è quella relativa al peso dell’aria che non è nullo, il principio di inerzia e l’isosincronismo delle piccole oscillazioni del pendolo. Un chiaro esempio di procedimento scientifico è quello relativo alla misura della velocità della luce. Il primo a dubitare del suo valore infinito fu proprio Galileo Galilei, che mise alla prova tale ipotesi utilizzando delle lanterne per inviare lampi di luce tra due colline fiorentine. Purtroppo la precisione dei suoi mezzi era troppo bassa per ottenere un valore preciso e quindi l’esperimento fallì o, per dirla in termini scientifici, secondo quell’esperimento la velocità della luce poteva essere infinita.
Questa ipotesi non resse, però, all’esperimento ideato dal danese Romer nel 1676. Egli misurò il ritardo entro il quale l’ombra del satellite Io veniva proiettata su Giove rispetto al momento in cui lo stesso satellite veniva avvistato col telescopio e, tenendo conto della diversa distanza Terra-Giove alle diverse date, fornì il valore di 210800000 m/s. Come ogni buona misura scientifica tale valore ha associato un errore, dovuto a diversi a fattori, tra i quali quelli relativi agli strumenti utilizzati per la misura del tempo. L’errore fu quantificato nel 10-25% della misura, abbastanza per sentenziare che la velocità della luce non è infinita. Da allora fino ad oggi diversi esperimenti sono stati ideati e l’attuale valore della velocità della luce è di 299792458 m/s. Da notare che questa misura ha raggiunto livelli di precisione talmente alti che è addirittura utilizzata come standard per la misurazione del metro. Senza l’ausilio degli esperimenti avremmo, probabilmente, continuato a credere che la velocità della luce fosse infinita e questo avrebbe portato a ripercussioni
pesantissime sul nostro modo di vivere attuale. Per fare un esempio, tutte le telecomunicazioni via satellite (tra le quali la telefonia cellulare, la tv via satellite ed il GPS) non si sarebbero potute sviluppare. Per poter inviare e ricevere dati da e verso un satellite in orbita attorno alla Terra, infatti, bisogna tener conto dello spostamento del ricevitore durante il tempo impiegato dal segnale a percorrere il tragitto trasmittente-ricevitore. E questo è possibile solo conoscendo con estrema precisione la velocità di propagazione della luce. Tenuto conto della grande complessità delle discipline scientifiche contemporanee, ogni scoperta scientifica per poter essere considerata valida deve subire un processo di revisione chiamato “peer review” (letteralmente “revisione alla pari”). Nell’ambito di tale processo l’autore di un lavoro invia un articolo dettagliato ad una rivista specializzata la quale sottopone tale articolo ad una serie (in genere due) di personalità competenti della materia. Questi, definiti reviewers o referees, hanno il compito di analizzare il contenuto del lavoro e trovare eventuali anomalie od imprecisioni nel metodo. A questo punto il lavoro viene rispedito all’autore che, se sarà in grado di rispondere compiutamente a tutte le obiezioni sollevate dai referees, vedrà il suo lavoro pubblicato con la certezza di aver raggiunto un risultato scientificamente attendibile. Non utilizzando il metodo scientifico si corre il rischio di giungere a conclusioni che il senso comune fa ritenere plausibili e che invece sono completamente errate. Basti pensare al modello geocentrico del Sistema Solare, quello in uso fino alle scoperte galileiane e quello che, a prima vista, sembra il più logico. Dalla superficie della Terra vediamo tutti i corpi celesti che ci ruotano intorno e siamo quindi portati a pensare che noi siamo fermi e tutto l’universo ci giri intorno. Per sostenere questa tesi a prima vista logica è, però, necessario escogitare delle soluzioni totalmente illogiche per giustificare, ad esempio, il moto retrogrado (moti di rotazione su se stessi così come quelli orbitali intorno a un altro corpo che sono contrari alla norma vengono detti retrogradi.) di alcuni pianeti nel cielo, come ad esempio Marte. Proprio perché si basa sul modello geocentrico (senza nemmeno tener conto di tutti i pianeti presenti nel Sistema Solare) l’astrologia è ben lungi dal poter essere definita scienza. Chi avrebbe il coraggio di definire tale una materia che si fonda su un modello tanto errato? 


da: http://interno18.it/rubriche/15168/con-scientia-limportanza-del-metodo-scientifico

domenica 16 marzo 2014

I MAIALI CHE CI SALVERANNO LA VITA (LEGGE PERMETTENDO)

La definizione - «animali transgenici» - può generare un improvviso brivido. Il Prof. Cesare Galli di Cremona,  celebre per aver clonato il toro Galileo e la cavalla Prometea,  spiega che i suoi animali ingegnerizzati - vale a dire con il Dna che è stato manipolato qua e là in laboratorio - promettono di cambiare la vita a molti malati. Per esempio a milioni di diabetici.  Non è un caso che nella lista delle ricerche e delle terapie più promettenti per l’immediato futuro ci siano gli animali Ogm. 
 «Il mio team partecipa a un nuovo progetto europeo, chiamato “Xenoislet”, il cui obiettivo è il trapianto di isole pancreatiche di suino nell’uomo». Si tratta - spiega Galli - di «un “sacchettino” da inserire sotto la cute e che funzionerà come qualcosa di simile a un pancreas artificiale o, meglio, bioartificiale». Studiato per chi soffre di diabete di tipo 1, cancella i pericoli degli sbalzi di glucosio. «E infatti entro tre anni è prevista la prima prova clinica sugli esseri umani». Tempi stretti, visto che gli esperimenti sui primati sono stati positivi. 
 È un’iniziativa unica in Italia, in collaborazione con un pugno di centri di eccellenza europei, che ora è in forse, ostaggio della nuova legge sulla sperimentazione animale che vieta gli xenotrapianti, vale a dire i trapianti di organi dagli animali all’uomo. «La situazione - lamenta Galli - è controversa: cosa si intende per xenotrapianto? Solo ciò che riguarda gli organi o anche cellule e tessuti?. Confessa, il professore, di non capire la logica che ha ispirato il Parlamento nell’introdurre ulteriori restrizioni, «una logica che sembra negare la necessità di offrire ai pazienti possibili cure ed eventualmente salvare vite umane». 
#iostoconcaterina
 Translink», coordinato dall’immunologo Emanuele Cozzi di Padova. Il sogno in questo caso è bypassare la carenza di organi, utilizzando pezzi di ricambio di origine animale. I candidati - aggiunge Galli - sono suini e bovini, ancora una volta, un po’ speciali. «L’idea è ingegnerizzarli per realizzare valvole cardiache biologiche più durature e affidabili». E in particolare che non vadano incontro a calcificazione nei pazienti trapiantati. «Ai nostri maiali sono stati “tolti” due antigeni proprio allo scopo di eliminare la risposta immunitaria che si ritiene sia alla base di questi esiti degenerativi». 
E le nubi si accumulano anche su un altro progetto internazionale, il «
 «Ma cos’è una valvola? Di certo un “medical device”, come si dice in gergo, e non può essere considerata un organo, eppure la nuova legge, di nuovo, semina dubbi e interrogativi».
 «Il nostro know-how finirà altrove, in Francia o in Germania, per esempio, dove gli xenotrapianti sono consentiti, perché la direttiva europea è stata correttamente recepita, senza alterazioni». 
  L’Italia dilapiderà conoscenze scientifiche e opportunità terapeutiche se non modificherà la legge entro il 2016??
Moratoria fino al 2016, intanto paghiamo multa alla UE
Galli, intanto, ricorda che gli animali transgenici hanno già reso possibile la creazione e l’uso clinico di due farmaci: l’ATryn (prodotto nel latte di capra) e il Ruconest (nel latte del coniglio). «Il primo - dice - è somministrato a chi ha un deficit ereditario di anti-trombina e un alto rischio di tromboembolia, il secondo è destinato a pazienti con angioedema ereditario». E si tratta della punta dell’iceberg. I test, dall’Ue agli Usa, ricorrono ai topi per studiare il cancro e l’Alzheimer, mentre i suini vengono manipolati per analizzare che cosa succede in un organismo quando compaiono fibrosi cistica, retinite pigmentosa o ipercolesterolemia. E i bovini diventano fondamentali per produrre anticorpi umani con cui trattare tumori e infezioni resistenti agli antibiotici. «Sono studi impossibili con altre metodologie». 
 E infatti i maiali con il Dna trasformato - conclude Galli - diventeranno essenziali anche per studiare alcune malattie mitocondriali dei bambini: «E, allora, visto che se ne abbattono milioni ogni anno per nutrirci, possiamo utilizzarne qualcuno per curarci?».

http://www.lastampa.it/2014/01/22/scienza/tuttoscienze/i-maiali-diventano-salvavita-5pCKJE7Hr3jpUDH1D8GxFL/pagina.html

Il CUORE ED IL CICLO CARDIACO



Animazione interattiva sul funzionamento del cuore!


The Human Heart - Explania

E un altro filmato, chiaro.....      
                                                                                                                                                                                      

....e poi una bella foto delle corde del cuore!!!


venerdì 14 marzo 2014

mercoledì 12 marzo 2014

RETTE PARALLELE NEL PIANO CARTESIANO

In questa animazione di geogebra, di  Eleonora Moretti, III B, vediamo una successione di rette al variare di q.
Poichè il coefficiente angolare non varia, abbiamo una sequenza di rette parallele che intersecano l'asse y ( da  -2 a  +3 ).

lunedì 10 marzo 2014

STA PER ARRIVARE "COSMOS", NON PERDETELO!!!!

National Geographic Channel (canale 403 di Sky) annuncia il lancio di Cosmos: Odissea nello spazio. La nuova serie di divulgazione scientifica prodotta da Seth MacFarlane (I Griffin, Ted), andrà in onda in Italia a partire da domenica 16 marzo alle ore 20,55
Condotta dall’astrofisico statunitense Neil deGrasse Tyson, la serie in tredici episodi svelerà agli spettatori di tutto il mondo le meraviglie dell’universo attraverso l’incredibile potenza della prospettiva scientifica. Oltre all’utilizzo della più moderna computer grafica, alle immagini in alta definizione e alle interviste ai più importanti studiosi, all’interno di Cosmos ci saranno anche sequenza animate che verranno doppiate da special guest star come lo stesso MacFarlane e altre celebrità hollywoodiane. La serie è stata girata in diverse parti del mondo tra cui l’Italia.
Neil deGrasse Tyson
Cosmos è a tutti gli effetti il sequel di COSMOS. A PERSONAL VOYAGE, uno dei principali programmi televisivi di divulgazione scientifica, ideato e condotto da Carl Sagan, uno dei più famosi astrofisici del ventesimo secolo. La serie venne vista da più di 750 milioni di persone in oltre 175 paesi, vincendo ben tre Emmy Awards.
“Non c’è momento più adatto di quello attuale per riportare Cosmos in televisione. Voglio che sia divertente ed eccitante tanto che le persone che non hanno interesse per la scienza lo guarderanno perché è uno spettacolo” dichiara Seth MacFarlane.
Stiamo andando in posti dove nessuno di noi è mai stato, utilizzando tecnologie che non esistevano quando è stata girata la serie originale. Per tutto questo ci si sente come se fosse la prima volta.” afferma Ann Druyan, vedova di Carl Sagan e co-produttrice della nuova serie di Cosmos.

Qui trovi una guida agli  episodi della nuova serie e qui invece  i 13 episodi della precedente, bellissima  " The Sagan Series".


TEOREMA DI PITAGORA

Un video sull'applicazione del teorema di Pitagora al parallelogramma, al trapezio, al rombo


                    



domenica 9 marzo 2014

UN PO' DI OSSIGENO

Anche quest'anno abbiamo eseguito in laboratorio il classico esperimento con il lievito di birra e acqua ossigenta, con conseguente produzione di ossigeno da parte della catalasi del lievito.
La beuta poi è stata lasciata in disparte e per caso, alla fine dell'ora, abbiamo provato a vedere  cosa succedeva mettendo  ancora  dentro di essa la candela accesa. 
Una bella fiammata, direi, un po' inaspettata,  a conferma della produzione di ossigeno e del fatto che la densità di questo gas sia maggiore dell'aria.



                     

VOLUME DEL CONO

Per capire l'esperienza mostrata in questo filmato  bisogna:
  • conoscere la formula per calcolare il volume del cilindro;
  • conoscere le basi del calcolo letterale ( vero, alunni di terza? )

Descrizione dell'esperimento 

Vengono presi due recipienti, uno a forma di cono e  l'altro a forma di cilindro, ma il cono e il cilindro hanno lo stesso diametro e la stessa altezza.
La domanda è : quanti coni d'acqua servono per riempire il cilindro?


                

Per trovare il volume del cono , quindi, basta calcolare il volume del cilindro ( avente stessa base e stessa altezza ) e dividere per tre!!




SOLIDI DI ROTAZIONE : IL CONO

Il cono è un solido di rotazione che si ottiene quando un triangolo rettangolo fa un giro completo intorno ad uno dei suoi cateti. Il cateto in questione diventa l'asse o altezza del cono, mentre l'altro corrisponde al raggio del cono. L'ipotenusa del triangolo prende il nome di apotema del cono e il cerchio disegnato dal triangolo viene chiamato base. L'estremo dell'asse da cui partono tutti gli apotemi, infine, è detto apice o vertice
Vediamo questa applet della prof.Giovanna Arcadu, in cui viene considerato un cono retto, in cui l'altezza cade nel centro della base 


IL CIRCO DELLA FARFALLA

Ecco il film che tutti gli alunni della scuola  hanno visto con il Prof. Claudio Ratti e che tanto interesse e riflessioni ha suscitato     

                         

Non ha mai avuto le braccia, né ha mai avuto le gambe. Ma quello di cui è estremamente dotato – e capace di trasmettere – è la voglia di vivere. Si chiama Nick Vujicic l’uomo che della sua vita ha fatto un esempio per chiunque.
Di origini serbe, nacque a Melbourne 30 anni fa. Fu da subito privato di tutti i suoi quattro arti a causa della tetramelia, una malattia genetica le cui varianti – che possono colpire anche solo una coppia d’arti – hanno un’incidenza di 1,5 persone affette su 100.000. L’unica eccezione è data da due piccoli piedi, uno solo dei quali è dotato di due dita. Nick ebbe, com’è prevedibile, un’infanzia travagliata a causa degli atti di bullismo da parte dei compagni di scuola. Pregava spesso, supplicando Dio di dotarlo di ciò che la natura non gli aveva permesso di avere ma, perdendo le speranze, cadde in depressione ed iniziò a pensare al suicidio già all’età di otto anni. Un giorno, Nick lesse un articolo di giornale che descriveva un uomo, affetto da handicap, che affrontava le sue disabilità nonostante le mille difficoltà: la lettura rappresentò una svolta nella sua vita, comprendendo di non essere il solo a dover affrontare avversità come le sue e di poter essere un esempio per molti. Fu all’età di 17 anni che Nick diede vita alla sua organizzazione non-profit per disabili, chiamata “Life Without Limbs“, che in italiano vuol dire “Vita senza arti”.
Durante la sua vita, Nick ha fronteggiato gli ostacoli fisici sfruttando al meglio le sue limitate capacità. Ha, infatti, imparato a scrivere con una delle due dita del suo piede sinistro, grazie anche all’aiuto di un apparecchio agganciato al dito. È riuscito, inoltre, ad imparare ad usare il computer, radersi, rispondere al telefono e svolgere molte attività che, con una così ridotta capacità motoria, sembrerebbero impensabili.
Oggi Nick è uno speaker motivazionale di fama mondiale. Scrive libri, partecipa a show televisivi e diffonde la sua parola con qualunque mezzo: viaggia ovunque, di continente in continente, andando a donare speranze ai bambini – e non solo – affetti da disabilità, riuscendo altresì ad essere d’esempio a chi nasce senza affezioni del genere.
Dopo un’infanzia che l’ha visto preda della depressione ed una gioventù che l’ha visto regalare speranza e motivazione, Nick ha  corona la sua vita sposandosi con la  Kanae Miyahara. 
Ogni persona, con evidenti difficoltà o meno, potrebbe trarre esempio dal personaggio Nick Vujicic. Che sia nei momenti in cui c’è bisogno di mantenere i piedi per terra, che sia nei momenti in cui, da terra, c’è bisogno di risollevarsi. Sia quando a prevalere è l’invidia verso qualcun’altro che ha quel che noi non abbiamo e vorremmo avere, sia quando a prevalere è lo sconforto per un baratro da cui sembra impossibile risalire.
Di seguito, un toccante video – sottotitolato in italiano – in cui Nick Vujicic tiene un discorso ad un pubblico di adolescenti.

                       


USO CORRETTO DEI SOCIAL NETWORK E LA DIFESA DALLE INSIDIE DELLA RETE


Leggete tutti!!! 

                             

venerdì 7 marzo 2014

TROVATO IL DINOSAURO PIU' GRANDE D'EUROPA

Sono stati ritrovati in Portogallo i resti di una nuova specie di dinosauro, il più grande mai scoperto in Europa. Si tratta di un predatore terreno tra i più grandi dinosauri carnivori vissuto nel periodo Giurassico.
Lo hanno individuato due ricercatori, Christophe Hendrickx e Octavio Mateus, dell’Università di Lisbona e del Museo di Lourinha che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Plos One.
Questa nuova specie è lunga fino a 10 metri e pesa tra le 4 e le 5 tonnellate. I ricercatori, che hanno scoperto le ossa a nord di Lisbona inizialmente pensavano appartenessero ad un Torvosaurus tanneri, molto comune nel Nord America. Le differenze però sono emerse quando sono stati messi a confronto la tibia, la mandibola, i denti e le vertebre di parte della coda.
Alla nuova specie è stato dato il nome di Torvosaurus gurneyi. Questo dinosauro aveva i denti a forma di lama lunghi fino a 10 centimetri e questo particolare lo pone al vertice della catena alimentare vissuto circa 150 milioni di anni fa nella penisola iberica. La sua somiglianza ad altri predatori simili fa ritenere inoltre, che Torvosaurus gurneyi, potesse avere il corpo ricoperto di piume.
«Questo non è il più grande dinosauro predatore al mondo che conosciamo. Tyrannosaurus, Carcharodontosaurus, e Giganotosaurus nel Cretaceo, erano animali più grandi» ha detto Christophe Hendrickx. «Torvosaurus gurneyi, con un teschio di 115 centimetri, è stato comunque uno dei più grandi carnivori terrestri vissuto a quell’epoca. Un attivo predatore che cacciava gli altri grandi dinosauri, come è evidenziato dai denti di forma di lama.«

                    

TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI

Ecco un'altra presentazione della tavola periodica degli elementi, con notizie relative alle loro proprietà e al loro uso e curiosità.