sabato 28 novembre 2015

EVOLUZIONE DELL'UOMO IN 90 SECONDI

                      

Il video qui sopra mostra l'evoluzione della nostra specie dall’Australopithecus afarensis, vissuto tra i 3 e i 4 milioni di anni fa, all'uomo moderno. 
È stato girato per presentare un libro, Shaping Humanity - How Science, Art, and Imagination Help Us Understand Our Origins, scritto qualche tempo fa da John Gurche, uno dei più talentuosi paleoartisti viventi, e l'autore di queste eccezionali ricostruzioni realizzate per il Museo di Storia Naturale Smithsonian.


Nel libro Gurche descrive lo straordinario processo utilizzato per creare queste sculture. Si tratta di un lavoro molto complesso che necessita di competenze artistiche e scientifiche e che vede impegnati team di paleoantropologi, antropologi forensi, anatomisti, archeologi e chiaramente artisti.


Come viene ricostruito il volto? Su alcuni punti prestabiliti di un calco del cranio dell'ominide si posizionano una serie di piccoli pioli di lunghezze diverse, corrispondenti allo spessore dei tessuti molli del volto in quelle posizioni. In base all’altezza dei pioli si stendono i muscoli di plastilina e poi la pelle artificiale, rughe comprese. Nel caso degli ominidi questo spessore viene calcolato tenendo conto di molti fattori diversi. 
 la scienza dà agli esperti un grande aiuto (complice la natura, che conserva i crani anche per milioni di anni): l’analisi dei resti ci dice il gruppo umano, l’età al momento della morte, il sesso, i malanni di cui soffriva, la presenza di eventuali handicap, la dieta, il clima, le condizioni di vita. E tutto questo permette una riscostruzione più accurata e precisa.
L'aspetto artistico interviene per dare "un'anima" alla persona ricostruita, ma sempre con un forte rigore scientifico: l’aiuto di anatomisti, paleontologi e archeologi è fondamentale per decidere il colore della pelle o l’aspetto dei capelli. Persino sapere in che fauna e flora viveva il soggetto aiuta: se, per esempio, gli animali che convivevano con l’ominide da ricostruire erano simili a quelli che compongono oggi la fauna africana significa che il clima era torrido, e pelle e capelli inevitabilmente scuri. 

Astralophitecus afarensis ( Lucy) 3,5 milioni di anni fa






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