Nel campo della sperimentazione animale, l'Italia in questi giorni ha fatto passi indietro rispetto alla Direttiva Europea, ponendo delle limitazioni in modo del tutto emotivo, ascoltando solo gli animalisti e non la comunità scientifica. Queste limitazioni freneranno la ricerca scientifica.
In Italia, il dibattito sulla sperimentazione animale è diventato una sorta di guerra di religione, con gli oppositori che ribadiscono tanti irrazionali «no». C’è però un dato incontestabile: sfogliando l’albo dei vincitori del Premio Nobel per la medicina, balza subito all’occhio la fondamentale importanza delle cavie, che - almeno al momento - non possono essere rimpiazzate dalle cosiddette «pratiche alternative».
«Oggi abbiamo a disposizione cure estremamente innovative, come i farmaci biologici, la terapia genica e quella cellulare. Ma sono tutte cure impossibili da valutare in modo completo se non in modelli “in vivo” - sottolinea Naldini -. Come possiamo pensare di testare una nuova terapia che salva degli esseri umani senza aver valutato il rapporto rischio-beneficio in un modello animale? Certo, si possono fare predizioni, ma poi tutto deve poter essere verificato sul campo».
E' bene ricordare che i camici bianchi non si dimostrano affatto insensibili al tema della dignità dell’animale; infatti nei loro laboratori cercano sempre più di ridurre la sofferenza degli animali, anche se l'immagine dello scienziato pazzo e sadico non è stata ancora del tutto cancellata dell'immaginario collettivo.
Guarda questo video che cerca di spiegare in modo chiaro e ragionato la questione della sperimentazione sugli animali
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