Rita Levi Montalcini era solita dire che il cervello è ciò che un essere umano ha di più importante. Tutto il resto, il corpo, non è che un supporto necessario a tenerci in vita e a far funzionare quella macchina straordinaria che ci rende diversi da tutti gli altri esseri viventi e che resta a oggi la cosa più complessa che conosciamo nell’universo. Rita Levi Montalcini iniziò a interessarsi ai problemi delle neuroscienze allorchè, all’università di Torino, seguì i corsi di anatomia umana di Giuseppe Levi, tra i primi italiani a studiare il tessuto nervoso a livello cellulare. Nell’istituto diretto da Levi studiava anche Renato Dulbecco. La Montalcini restò subito affascinata da un tema innovativo, quello della differenziazione delle cellule del tessuto nervoso, che sembrava un settore di ricerca promettente per cominciare a comprendere meglio il funzionamento del cervello. La politica italiana, tuttavia, si mise di traverso. Sia Giuseppe Levi che Rita Levi Montalcini, infatti, erano di origine ebrea – cosa che i rispettivi cognomi inevitabilmente tradivano – e l’introduzione delle leggi razziali nel 1938 li costrinsea lasciare l’università italiana e a proseguire altrove le ricerche, prima a Bruxelles e poi, dal1940, in seguito all’invasione tedesca del Belgio, a Torino, dove rientrarono per proseguire le sperimentazioni in un laboratorio allestito a casa della Montalcini.
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L’ultimo segreto della Montalcini - Oggi sappiamo che il NGF ha origine nel sistema ortosimpatico, una parte periferica del sistema nervoso situata nella colonna vertebrale. Da lì, la proteina ha modo di diffondersi fino al cervello, regolando la fase decisiva dello sviluppo cerebrale, che termina intorno ai 25 anni, quando si ferma la riproduzione dei neuroni e non è più possibile riparare tutte le microlesioni del complesso tessuto che compone la nostra materia grigia. Le applicazioni di questa scoperta sono molteplici, molte ricerche sono ancora in corso. Non solo si condivide la certezza che attraverso il NGF sia possibile risolvere malattie come la SLA o l’Alzheimer senza necessariamente passare per più ardue (e sicuramente più costose) terapie genetiche; ma la scoperta della proteina ha poi portato alla successiva individuazione di numerosi altri fattori responsabili della crescita di tessuti cellulari tra cui alcuni che alimentano lo sviluppo dei tumori. Rita Levi Montalcini sembrerebbe essere stata tra i primi beneficiari della sua fondamentale scoperta. Ogni giorno, assumeva una dose di NGF sotto forma di gocce per gli occhi. “Non posso dire con sicurezza se sia questo il suo segreto”, affermava cautamente Pietro Calissano, suo stretto collaboratore. Ma lei amava ripetere che, se alla sua bella età le sue capacità mentali risultavano addirittura “maggiori di quando avevo vent’anni”, era soltanto perché aveva avuto il privilegio di “essere arricchita da tante esperienze, nello stesso modo in cui la mia curiosità e il mio desiderio di essere vicina a coloro che soffrono non è diminuito”.
da http://scienze.fanpage.it/
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