domenica 30 dicembre 2012

RITA LEVI MONTALCINI

OGGI, 30 DICEMBRE 2012,  LA SCOMPARSA DEL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA 1986



Rita Levi-Montalcini, una vita per la scienza




«Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente».

Nata a Torino il 22 aprile 1909, Rita Levi-Montalcini è stata la più grande scienziata italiana. Unica italiana insignita di un premio Nobel per la medicina e la fisiologia, ottenuto nel 1986, è stata anche la prima donna a essere ammessa all’Accademia Pontificia delle Scienze. Dal 1° agosto 2001 era senatrice a vita della Repubblica Italiana.




STUDI - Il padre (Adamo Levi) era un ingegnere, mentre la madre (Adele Montalcini) era una pittrice; con la gemella Paola (deceduta nel 2000) si divise i talenti dei genitori: a Rita andò l’amore per la scienza del padre, a Paola le qualità di artista della madre. Contrariamente ai voleri del padre, proseguì negli studi e si iscrisse a medicina all’Università di Torino, dove si laureò nel 1936 con 110 e lode. Negli anni Trenta l’università del capoluogo piemontese era una culla di talenti scientifici straordinari: uno dei suoi maestri fu Giuseppe Levi (padre della scrittrice Natalia Ginzburg) e tra i suoi compagni di studi figurano altri due futuri premi Nobel: Salvador Luria e Renato Dulbecco.

LEGGI RAZZIALI - A causa delle leggi razziali di Mussolini, andò a Bruxelles. Ritornò a Torino poco prima dell’invasione nazista del Belgio. Non potendo più frequentare l’università in quanto ebrea, riuscì ad allestire un piccolo laboratorio di ricerca nella sua camera da letto. Dopo i bombardamenti alleati si rifugiò in campagna, ma in seguito all’8 settembre 1943, per evitare i rastrellamenti, andò a Firenze nascondendosi per non essere arrestata e deportata in Germania. Dopo la liberazione, nel 1947 le venne offerta una cattedra alla Washington University di St.Louis dove, all’inizio degli anni Cinquanta, fece la sua scoperta più importante: la proteina del fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf), studio che trent’anni dopo venne premiato con il Nobel, una ricerca fondamentale per la comprensione dei tumori e con ricadute importanti nella cura di malattie come Alzheimer e Sla.


IL RITORNO IN ITALIA – Una volta in pensione, nel 1977 ritornò in Italia, con la quale non aveva mai interrotto i rapporti – negli anni Sessanta e Settanta collaborò in numerose occasioni con il Cnr e non lasciò mai la nazionalità italiana per diventare cittadina statunitense. Nel 1987 ricevette dal presidente Ronald Reagan la Medal of Science, il più alto riconoscimento scientifico americano. Sebbene dichiaratamente atea, donò una parte del premio in denaro del Nobel per la costruzione di una sinagoga a Roma.

RICONOSCIMENTI - Innumerevoli i suoi riconoscimenti nazionali e internazionali, ai quali vanno sommate oltre venti lauree honoris causa. Membro delle più prestigiose accademie scientifiche mondiali, tra le quali la Royal Society britannica e la National Academy of Sciences americana. Dal 2001 era senatrice a vita. La sua autobiografia, Elogio dell’imperfezione, venne pubblicata nel 1987, ampliata poi con Cantico di una vita (2000), che contiene alcune delle numerose lettere che scambiò negli anni con la sua famiglia e in particolare con l’amata gemella Paola. Anche molto anziana continuò la sua opera instancabile a favore della ricerca («Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente», disse in un’intervista a Wired in occasione dei suoi 100 anni), per le pari opportunità e per la diffusione della cultura intesa come base per costruire una società migliore.

                                                  " Lo scopo della vita è capire il mondo"


Nessun commento:

Posta un commento