IL PENDOLO E LE SUE GRANDEZZE
( Esperienza di laboratorio della classe III A)
( Esperienza di laboratorio della classe III A)
UN ESPERIMENTO ALLA RICERCA DELLE FUNZIONI
CHE COLLEGANO TRA LORO LE GRANDEZZE RILEVABILI IN UN PENDOLO
Per poter iniziare il lavoro bisogna conoscere:
concetto di grandezza
capacità di trovare nel piano cartesiano ogni punto corrispondente a delle coordinate date
una certa conoscenza del concetto di funzione, con particolare riguardo ai concetti di grandezze direttamente e inversamente proporzionali.
rappresentazioni di funzioni nel piano cartesiano
capacità di misurare in gradi l’ampiezza di un angolo
conoscenza della misura del tempo in minuti e secondi, e capacità di misurare intervalli di tempo di 10-30 secondi
capacità di misurare le lunghezze
possedere il concetto di baricentro.
Materiali
Una delle caratteristiche positive di questo lavoro è la semplicità dei materiali necessari. Naturalmente operare in condizioni di “laboratorio povero” comporta la perdita di un certo grado di precisione, ma ciò non ha impedito di lavorare in modo rigorosamente scientifico.
In ogni caso il grado di precisione ottenibile con gli strumenti utilizzati è largamente sufficiente per permettere la scoperta della legge del pendolo semplice.
Ogni gruppo dispone di:
un filo sottile (non spago) lungo un paio di metri
normale materiale di cancelleria, scotch compreso
righello, squadra, goniometro e una riga da almeno 50cm
orologio con contasecondi
una serie di 4-5 pesi uguali, per esempio batterie stilo, monete grandi, bulloni uguali, ecc
Scopo scientifico del lavoro
Si tratta di vedere quali tra le grandezze del pendolo sono tra loro interconnesse, cioè quali sono una in funzione dell’altra e quindi dipendenti.
Le quattro grandezze che abbiamo deciso di osservare sono: tempo di oscillazione, angolo di oscillazione, peso (massa), lunghezza del pendolo.
Abbiamo scartato le altre possibilità (temperatura, velocità, distanza tra i due punti morti, ecc) per la notevole difficoltà di rilevare o di calcolare dati relativi a queste grandezze.
Abbiamo facilmente convenuto che, per esempio, la lunghezza del filo non dipende dal peso, né tantomeno il contrario. (abbiamo escluso di usare un filo elastico).
Non sapevamo invece se il tempo di oscillazione variasse in funzione del peso, della lunghezza o dell’angolo di oscillazione.
Cosa abbiamo fatto?
Abbiamo misurarato il tempo di oscillazione facendo variare a piacere le altre tre grandezze, una per volta. (Per oscillazione si intende il ritorno del pendolo nella precedente identica condizione, identica anche per il verso del suo moto)
Abbiamo capito che l’errore del “cronometrista” è inevitabile (nessuno è perfetto) e per quanto piccolo, è molto importante rispetto ad un tempo di oscillazione di uno o due secondi e abbiamo risolto il problema suddividendo l’errore su 10 oscillazioni
Ogni gruppo era composto da un cronometrista e un “contatore”; quest’ultimo contava via via le dieci oscillazioni complete, lavorando in tandem con il primo. Ovviamente per ottenere il tempo di oscillazione è stato sufficiente dividere per 10 il tempo rilevato e in questo modo si divide anche l’inevitabile errore, che diventa trascurabile.
In un secondo momento abbiamo rappresentato sul grafico cartesiano la funzione della legge del pendolo
e l'abbiamo confrontata con il nostro grafico lunghezza-tempo.... COINCIDE !!!!
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